Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

608 B. Cicogna.ni Beatrice pensava che ella avrebbe anche potuto morire: Se ella fosse morta, nulla, nessuno avrebbe risentito della sua sparizione : ch'ella non ci fosse più o che ella ci fosse, la medesima cosa. Nes– suno l'avrebbe pianta, nessuno, dopo un giorno o due, l'avrebbe più ricordata. Se mai, il suo non esserci più sarebbe stato sentito come una liberazione, come il non esserci più di qualche cosa che dava ingombro, legava, metteva tristezza. Barberina aveva iMaurilla; Romualdo: oh! ormai, Romualdo .... qualunque donna per il suo bisogno dei sensi; e per il suo euore c'ei'a Barberina e, sì, in un certo modo, anche Maurilla .... Maurilla era una di quelle donne - così la vedeva, Beatrice e era certa di veder bene - una di quelle donne che un uomo può amare senza sapere d'amare, senza che tra. loro mai nulla :succeda, che abbia apparenza d'amore; l'uomo, quando le è a,ccanto, non pensa mai, nou ayverte sensuali richiami; quella Yicinanza è una gioia naturale come può essere un prato fiorito, un cammino lungo l'albereta a riva d'un placido fiume. Può esserci, nell'esistenza di codesta donna anche il marito: è un ri– flesso di lei : non à vita a sé. Sol~anto il giorno in cui codesta donna muoia, quando poi l'uomo rivede le cose vedute insieme, si trova di nuovo nei luoghi dov'erano stati insieme, allora capisce: capisce d'averla amata, che forse anch'egli è stato amato, così... : ora egli lo sa, e lei non l'à mai saputo: è morta senza saperlo: ed egli la sente più viva, più cara, quella per cui le cose e i luoghi eran belli e per cui ancora son belli come nessun'altra cosa, nessun altro luogo. Così, aver avuto la sorte d'essere una donna così! Solo conforto, solo scampo l'idea della morte. E fissandosi in quella le pareva che da tutte le cose gliene venisse un invito. E un giorno che dopo tanto tempo aveva messo piede nella viottola del campo lì sotto il giardino, l'a,veva colpita, su, a un ramo d'un al– bero, la vista d'un cappio di fune che penzolava. Quel cappio di fune era diventato nel suo pensiero un'immagine fissa, ostinata, ossessionante. le veniva fatto di aprir la finestra e guardare se si v{)_dessequell'albero. Non si .vedeva. E allora era tentata di ))cendere, di ritornare là, nella viottola. Procurava di divagarsi, d'accudire ad altro, si metteva in cerca di Barberina: a un certo punto si sorprendeva che era nel giardino vicina alla porta cne metteva nel campo. Disperatamente s'aggrappava a qualunque appiglio per vincere la tentazione. Chiamava : ·« Barberina ! Bar– berina ! >> E se da lontano la voce argentina : << Tosa vuoi ? >>, al– lora si sentiva salva. Ma se no, le entrava un'agitazione, una palpitazione, un orgasmo che non le dava bene, non aveva requie finché ella non si trovava su quella viottola. Allora, quand'era lì, una calma profondissima. Senza affatto più commozione, ella faceva il tratto fin all'albero; e lì sostava fissando quel cappio. Era alto: BibiiotecaGin-oBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy