Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
Villa Beatrioe 605 melo, dammelo caro mio bene" ; non era mai stata "Alla fiera di mastro Andrea '' ; ignote le eran le sorti e le vicende di esseri a cui si domanda anc.ora da secoli : " Bovi bovi dove andate ? Tutte le porte le son fermate"; '' Biribì le tre formiche: biribì, dove son ite? ". E ignoto le era Petuzzo, ignota la commovente amorosa tra– gedia della formicuzza nel campo di lino, che sposa il grillo : e poi. quando si seppe, di là dal porto, che il grillo era morto, dal gran dolore. "prende una ,-ma zampina e si trafigge il cuore". "Prende una sua zampina e si trafigge il cuore" cantava l'Er– silia; ed era già buio. Anche di là, nella camerina, non era stata accesa la luce. E all'orecchio di Beatrice veniva come un singhiozzo che accompagnava il canto, un represso singhiozzo infantile: di Barberina, commossa per la formicuzza e il grillo. E a lei pure, in quell'ombra, alla storia triste d'amore_e dolore, umana ed univer– sale, a lei pure veniva il pianto alla gola; e il cuore, il cuore anche fisicamente, doleva,. Le veniva fatto di premervi sopra una mano : il gesto della formicuzza. Ma il suo dolore era anche più disperato .e più grande. Romualdo, con lei, dopo che era nata Barberina, s'era raffred– dato : sempre di più. Dormiva ora nella stessa camera, nello stesso letto, accanto a lei, sempre; eppure, nel suo contegno non c'era più quella riguardosità delicata e sottile, quello studio accorto e co– stante, quella vigilanza amorosa, quasi una sospensione continua · dell'anima, che c'era stata nei primi tempi. Ella ricordava le sor– prendenti parole che ogni tanto gli uscivan dal cuore: illuminazioni improvvise d'una gentilezza e d'una genialità native; ricordava le pa,role toccanti, tènere, i modi che sapevano fondere in un pianto interno le sue ostilità: ora, tutto questo non più. Gentile sempre, d'una gentilezza quieta e posata, egli la trattava con un rispetto e un riguardo che in certi momenti facevano in lei nascere il desiderio piuttosto di modi bruschi, ma caldi. Ogni tenerezza, ogni premura, ogni ardore, ogni trasporto eran per Barberina. Lei, ormai lontana: essa la sentiva, questa lontananza, ormai in ogni più piccolo atto, nella più impercettibile mossa, nella sfumatura d'ogni parola del ma– rito a lei. Barberini!, soltanto presente, a riempire tutta la vita di lui. Tutto questo a poco a poco aveva determinato in lei uno stato di gelosia atroce. · Il sentirsi messa da parte, isolata, fuori da ogni partecipa– zione, esclusa non solo dall'amorosità ma d_alla stessa affettività, provocava un desiderio, un'aspirazione, una sete d'affetto che rima– nendo inespressa chiusa soffocata, si corrompeva, inacidiva : era diventata cattività. Il v;der Barberina così vezzeggiata da tutti, tutti persi per lei, era diventata adagio adagio una cosa che la urtava, una cosa qnasi insopportabile. L'aveva sempre urtata lo lioteca Gino Bianco
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