Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

594 B. Cicognani pressione che finché ella le aveva dato il suo latte, la bambina aveva preso della sua robustezza, dèlla sua salute; poi era tornata fuot-i di nuovo .la debolezza : l'influenza, trista della madre. Romualdo ve– ramente viveva in uno stato di ansia, di trepidazione continua. Ormai per lui il mondo, la vita, tutto era Barberina : senza Barbe– rina non era possibile più di pensare all'esistenza di· qualche cosa. Ed egli metteva tutte le forze del corpo, tendeva l'anima <" tutta ad aiutare, a fortifieare que'-lta vita così preziosa e oscil– lante. Sì, anche le forze del corpo, quasi a trasfonder di sé, della sua struttura solida, delle sue esuberanti energie. Ohi pu9 sapere l'efficacia di certi influssi, la trasmissibilità di certe vibrazioni, di certe correnti? Non sappiamo nulla di quel che è la misteriosa vita profonda dei nervi. Romualdo era certo che egli contribuiva con una parte di sé a questa giornaliera vittoria della vita nella bam– bina; sentiva che se egli avesse allentata la sua tensione, anche la vita della bambina si sarebbe affievolita : e questa coscienza, questo convincimento gli dava, pur nella trepidazione e nell'ansia, una specie di ebbrezza per cui la vita aveva un senso nuovo : il senso d'una conquista nuova. E Barberina pareva che. tutto questo lo sentisse, lo capisse. Bi– sognava vedere che cos'era verso il suo babbo, come gli circondavai con le braccina il collo, come se lo teneva lungamente stretto ; e la. sua gioia ad arruffargli i capelli, a tirargli i baffi, quei grossi suoi baffi: che attrattiva per lei! E::d egli la lasciava fare, beato, col nodo della commozione alla gola: e andava riconoscendo i linea~ menti materni, ritrovando quello che c'era di lui.. .. C'era, di lui, quello che, in lui, di sua madre: lo riscopriva in Barberina. Ma in lui di sua madre era anche tutto quello che c'era di buono, di ge– nero~o, di ardente, quello che in lui c'era di spirituale. E Barberina, già tanto sensibile, tanto intelligente .... d'un'intelligenza fatta di sorriso, di luce. Anche sua madre era fragile, una donnina che sem– brava dovesse cadere a un soffio, e invece che forza, che ardore ! Sarebbe stato così anche in Barberina. Era una certezza: una cer– tezza di fede che lo fortificava : e allora non gli facevan più pena quelle cosèine esili, quei polsi magri, quel visino affusolato; egli vedeva soltanto la Juce che brillava negli occhi colore del cielo, ve– deva soltanto il sorriso che rabbelliva, che rigioiva tutto quello su cui si volgeva; e nel battito del cuoricino nuovo sopra il suo cuore, sentiva una volontà di vita e un desiderio d'amore più forti di qua- lunque ,altra cosa. , Beatrice, senza la consolazione di ta.U trasporti, costretta e ras– segnata a esserne spettatrice tenendo in sé pensieri e sentimenti, faceva uno sforzo enorme sopra se stessa - un vittoria eroica - per superare il dolore e la gelosia della negazione a lei di codesta felicità. E quando era riuscita a !'luperarli, quand'era riuscita a BibliotecaGino Bianco

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