Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
592 B. Oicognani goduto e che pur sarebbe stato il più grande, il più vero, il solo bene del mondo. E antichi sogni, palpiti antichi che ella credeva d'avere scordati, tornarono, -dopo tant'anni, nel cuore:. e il godi– mento ora dava l'affanno, ma dolce. Soltanto l'idea di Pierino .... E le due commozioni si fondevano in -una, grande: in cui era, come poteva esser per lei, la maternità tutta. In quanto poi a Maurilla: ogni giorno più presa, più invasa da questo graduale affermarsi d'una vita che a poco a poco da cieca comincia a distinguere, a conoscere, ad illuminarsi: dai primi barlumi fin ai primi raggi fug– gevoli, incerti: e già l'annunzio, negli occhi, che sta destandosi l'intelligenza: e appena destatasi è vogliolosa di esprimersi. Ed ecco Maurilla invitare, eccitare, aiutare il formarsi detl'espressione con l'articolare, lei, scolpendo, esagerando i moti della bocc;1, le prime vocali, le consonanti facili. In concorrenza con Romualdo: ché a,n– ch'egli passava ore e ore in codesti inviti. E Beatrice, messa in disparte da tutti, osservava silenziosamente quell'interessamento generale, quel trasporto in tutti più o meno ar– dente, più o meno esclusivo, più o meno continuo per la bambina, quella gara per accaparrarsi la grazia, la simpatia, l'affetto della bambina. E chi avrebbe avuto più d'ogni altr9 il diritto all'a,more della CJ:!eatura era lei : uffici suoi, funzioni sue : e gliele avevano tolte : né era stata soltanto la balia, erano stati tutti : la nonna, la tata, Maurilla, la stessa Maurilla, a usurpargliele : nulla le avevan lasciato. E lei si macerava in silenzio restando passiva, anziché in– sorgere e imporsi. Era orgoglio ? Era mancanza di forza ? Ella non si curava di scendere a farne l'esame: a che pro? E si chiu– deva sempre di più nel suo tacito cruccio. Ma il più doloroso era che quando ella s'accostava alla bambina, questa o seguitava a fissare là cosa che in quel momento aveva destata la sua curiosità o, se le era fatto, da chi la teneva in collo, richiamo perché desse retta alla madre, anziché mostrar contentezza, festosa com'era con tutti, ànziché darsi atto, come faceva con gli altri, per passare in collo a lei, dimostrava inquietudine e faceva quel verso che è come l'an– nunzio del pianto. E la cosa anche più tremenda era che a tutti codesto modo di fare della bambina pareva naturalissimo. ' Nel lettino riparato da ogni parte dalla spalliera Barberina ruzzava da sé. Romualdo si godeva quello spettacolo che lo atti– rava ogni giorno di più. Un raggio di sole, del sole lieto di settem– bre, arrivava al lettino. Quel raggio era per la piccina la meravi– glia, l'inebriamento, il rlesiderio, la gioia. E quando il raggio a poco a poco, spostandosi, ebbe lasciato il lettino, ella continuò a segui– tarlo col desiderio e con gli occhi. Romualdo era li da tantò, ma il raggio per la bambina era stata una cosa ben altrimenti impor– tante: il raggio l'aveva occupata tutta. E nel padre, incosciente- BibliotecaGino Bianco
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