Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

458 B. Oicognani cio alla vita e aiutandola cosi a salire, - domani faremo venire la signora Iginìa. - La signor 'Iginia? E chi è'? - Un personaggio in questo momento dimolto importante. Se ò una colpa e un rimorso, è di non averla chiamata prima. Beatrice intuì : - Io non ò affatto bisogno della signor'Iginia. Romualdo la carezzò come un babbo energico e intelligente ca– rezza una bambina capricciosa : la carezza è un modo amoroso di dire che il capriccio è una-cosa molto carina, ma che bisogna fare a modo del babbo. Quel che Beatrice invece ottenne fu d'attutire il risentimento del marito per le persone che non avevano avuto cura di lei : ella si prese tutta la colpa sopra di sé scagionando gli altri; pur tut– tavia non- poté impedire che egli si rendesse conto preciso di come le cose ·erano andate ; e questa specie d'inchiesta bastò per aumen - tare l'avversione che, eccettuata la Teresina, tutti gli altri dipen– denti avevano per la padrona. Beatrice, a letto, aveva ripreso il suo aspetto florido e quella sua apparente serenità. Quando la Teresina le servi la cena, pareva che ella gustasse il cibo col godimento delle persone sane che anche nella mensa trovano un dono della vita. Romualdo, al tavolincino, tra una portata e un'altra, parlava del viaggio: descrizione dei luoghi, casi successigli, con quel brio che faceva vive e parl!:!,nti cose e persone. Ma a poter essere dentro Beatrice, si sarebbe veduto che la serenità era soltanto una freddezza esteriore, una superficie di marmo che nascondeva, mentendo, il travaglio interno, e che il gusto del cibo era un'accidentale apparenza: né ella seguiva affatto il marito, tutta assorbita e fissa in un pensiero che la sconvolgeva: la visita, domani, della levatrice. Gelosa di sé, come aveva sempre reagito e reagiva tutte le volte che qualcheduno, sia pure con intenzione amorosa, cercava di pe– netrar con lo sguardo nell'anima sua, cosi non aveva sopportato mai che un'altra persona, chiunque ·fosse, per qualunque ragione, :ficcasse gli occhi nella sua intimità fisica. E ora, all'idea di quella indagine, di quella ispezione che si voleva fare della parte del corpo più sua, sentiva, più esasperata che mai, la rivolta. In questa esa– sperazione le appariva in una luce nuova il valore della verginità : l'assoluta custodia di quest'appartenenza a sé della donna. E ne vedeva il carattere sacro, capiva il difenderla con tutte le forze fino al martirio. La verginità: ecco quale, naturalmente, avrebbe dovuto essere la sua condizione. E invece, nella sua vita, c'era stato un errore: ormai non più riparabile. Non c'era rimedio. E perciò, come aveva dovuto soggiacere al marito, come non avrebbe BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy