Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

« Maestri >> 435 Aveva del comico l'ambizione,· la prontezza e la pigrizia, dello studioso una curiosità attenta e spregiudicata, dell'uomo di mondo i fazzoletti e un leggero profumo, Trattava i frati giovani come ragazze afferrandoli per la vita e divertendosi a dir loro cose enormi, dopo di che faceva due passi indietro per godersi, con gli occhi soc– chiusi e sornioni, il loro pudico rossore, Portava nell'istituto tutte le sue abitudini casalinghe, non escluso il pisolino pomeridiano di tre ore e tutti si davano dattorno per contentarlo soggiogati da quella disinvolta padronanza d'uomo vivo. Sempre bonario e sempre brutale, dispensava epiteti con generosità romagnola e noi ci sfor– zavamo, sotto quei traumi, a trovare espressioni e sincerità impos– sibili. Se poi taluno meglio dotato imbroccava, un accento vero, un grido sincero, il maestro saliva di corsa sul minuscolo palcoscenico e i « brutto porco >> gli « assassino >> i « Yigliacco >> esplodevano gioiosi come grida di chi scopra una vena segreta, un tesoro insperato. E al fortunato parevano il battesimo della vita. La botanica aveva il volto grasso e floscio, i baffi castani e il gilé a colori del professor G. A primavera entrava nell'aula reggendo, tra la pancetta e le braccia, un gran carico di rami di pesco e di melo, ed io ne provavo piacere e disagio. Perché mi pareva che anche la Natura si riducesse, là dentro, in brache maschili, come le donne delle commedie che si recitavano a carnevale « con licenza dei su– periori>>. CORRADO TUMIATI. BibliotecaGino Bianco

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