Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
\ i Maestri» 433 insensibilità al dolore o dissimulato piacere ? - da due discepoli che vi s'impegnavano a tutta forza o col distinguere ad occhi chiusi e rapidamente per numero qualità e colore i minuscoli petali dei suoi tristi e miracolosi fiori artificiali. Nel fabbricare palloni di carta aveva raggiunto una rinomanza larghissima e tale da indurre un celeòre editore a raccogliere in un volume i frutti di quell'esperienza. E questo è il solo trattato di :filosofia che egli ci abbia lasciato. Nei giorni grandi correva affannato per il cortile, saltava di qua e di là, storto come un gran pupazzo nero dalla molla rotta, si get– tava a terra, immemore dell'abito e della dignità filosofica, sotto al pallone 0he i ragazzi reggevano trepidanti. Provava con le dita i cenci intrisi d'olio disposti all'orificio, li comprimeva, li modellava alla gabbia di ferro, seguiva da terra il loro lento accendersi, il lento propagarsi del fumo nella cavità della mongolfiera che snodava pigramente le sue forme grottesche di donna d'elefante di delfino di frutto, lanciava infine il suo «via)) con un grido, per godersi poi gli applausi e la lenta ascesa barcollante della sua creatura con un volto rosso e grondante felicità sudore e tabacco. Padre Nicola era pugliese, insegnava la storia ed era stato a Parigi. Dai pochi mesi di soggiorno nella metropoli aveva riportato un'aria di sufficienza tutta sua e l'abbonamento al Journal des Debats. Diceva i « dbà )) alzando il capo e chiudendo gli occhi, come di– cesse «vangelo)), ma non li leggeva mai. Gli piaceva infinitamente farsi trovare nel suo studio con i « dbà n aperti sul tavolo. Le sue cognizioni storiche non erano fermissime e di tale incer– tezza gli allievi dell'istituto profitta:rono per anni crudelmente in– troducendo nel corso della storia umana una figura fantastica: Zungunàade. Uomo politico, eroe, avventuriero, spagnolo porto– ghese arabo, a seconda dell'estro, quest'individuo misterioso mu– tava i suoi connotati ogni anno senza che il maestro osasse metterne in dubbio l'autenticità. La sua difesa era affidata al più spietato della classe. Generazioni d'allievi se lo tramandavano come un geloso retaggio dal giorno in cui uno spirito bizzarro l'aveva creato fondendo in un solo nome le due parole terrorizzate ~he un servo meridionale aveva gettato per difendersi dall'assalto ad un cesto di mele: « sun cuntate ! )). Venne anche la volta mia, ma non fu per celebrarne le gesta. Lo dichiarai morto alla battaglia di Trafalgar e ne descrissi la fine in modo atroce. Al termine del racconto, padre Nicola si guardò attorno un attimo, poi annui, rapido. Non senza una leggera commozione. (Ah, la Storia !). 28. - Pè;;a~a. tblioteca Gino Bia co
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