Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
422 N. Tommaseo stagione toccata la medesima sorte. Uccidendolo, irritarono l'animo di Pio nono e provocarono la resistenza del dì seguente, della quale ora godiam~ gli effetti. Rinfrescàrono la vecchia accusa del pu · gnale italiano; ferirono a un tratto il collo del Ministro, il cuore dei Principe, l'onore della Patria: e questo intanto che il Rade~z~y cavalcava tranquillamente le pianure d'Italia, intanto che am1c1 e nemici non attendevano che un pretesto per abbandonarla alla sua servitù. Il popolo in quella mattina non si vedeva punto agitato; e fa, commozione era artifizio di pochi. Le milizie tenevansi pronte a' quartieri; ma que' carabinieri, che se ne faceva tanto spaurac– chio, erano al più ti-ecento. Lettere senza nome avvertivano il Rossi del pericolo, il quale egli disprezzò quasi a sfida, ma senza burbanza o minaccia, quasi per confermare insino all'ultimo che la noncu– ranza era fatta in lui temperamento di natura anche dove trattas– sesi di lui stesso. Una donna, un vecchio prete, lo pregarono si badasse; indarno. Pareva destino eh' e' volesse contro sé mede– simo avverare la parola da lui ripetuta dianzi d'un a1itico uccisore; parola che a E'irenze fu sì mal seme, e però a Italia tutta,: coRa fatta capo ha. Scese di carrozza fra gli urli di turba non molta : saliva spedito, e, dicono, riguardando sdegnosamente ai miserabili,_ beffatori. L'accerchiano, armati di daghe, uno l'afferra alla co– scia, e mentre e' si rivolge un altro gli ficca il ferro nel colto. Il sangue spiccia, gli vela gli occhi : tratto in una stanza vicina, in bren: senza parola morL Moriva il Rossi alle soglie dell'Assemblea radunata., e l' Assem– blea ·a quell'annunzio seguitava senza commuoversi la lettura del processo verbale. l'ochi uscirono inorriditi: non già che con tale stupidità si acconsentisse al misfatto, o che quegli uomini ciascuno nell'anima propria non sentissero né orrore, né pietà, né vergogna, né ribrezzo; ma forse perché in taluni il timore vela.vasi di pru– denza, e tenevano di causare non tanto il proprio quanto il peri - colo della patria, ad altri forse pa,reva cosa romana il non si scrol-' lare di nulla nell'atto che si stavano meditando in pro della pa-. tria;- come se l'immobilità nel misfatto fosse da pareggiare in sublimità e in bellezza all'immobilità nel pericolo. Bello era ri– scuotersi a quella voce di sangue, e tanto più, quanto meno l'uomo era amato; bello, consolare di qualche pai'ola onesta il suo ultimo anelito, e non far parere la parte posteriore del loro corpo com– plice della destra. omicida. Ma l'atto che, pare inumano non era che inettitudine pedantesca; e anche qui le memorie di Roma prese a sproposito, dopo rl.isturbato il senso comune, soppressero il sern,o dell'umanità. Ma ne' giorni seguenti nessun atto solenne per detP– stare quell'ignobile crudeltà; non ricercato con la debita solleci– tudine l'uccisore; e solo a' dì ventinove di Novembre, allo scoppio .BibliotecaGino Bianco
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