Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Pio lX e Pellegrino Rossi 405 CJUelle che non sono se non le pfocole e comuni debolezze di ogni umana natura: attraverso la !i,Ua lente di censore moralista, le festuche diventan travi. A un tal vaglio, quale fa,ma si salverebbe ? E poi non bisogn,a.fer– marsi alle apparenze. Poco importa venirci a dire che il Rossi in Parigi non parlava né fac!,lvainsegnare pa.rola d'italiano ai suoi figliuoli, se poi la più bella lezione d'italianità la dava mandando uno di quei figliuoli a combattere per l'Italia. Quando il Tommaseo irridendo ci racconta che il Rossi sostenne con intrepida front{l le melate (cioè le mele cotte, o; come scr.isse il Mamiani, « le poma ll) degli studenti parigini, noi pre– feriamo pensare ch{l con intrepida fronte andò incontro al pugnale che lo scannò sulla scala della Cancelleria. E le ambigue ironie sparse con prodiga mano sul cittadino di tante patrie cadono alla fine, poiché il Rossi confermò con l'opera, e riconsacrò col sangue, romanamente, in Roma, la sua prima e vera- cittadinanza, quella della patria che gli era - madre. Tuttavia la malevola intem,ione non toglie che certi tratti essen– ziali del volto e dell'animo del Rossi non siano fissati con rilievo potent{l; anzi, per virtù di contrasto, le ombre fanno più chiare le luci. Comunque si voglia giudicare di queste pagine, - e mi riferisco al loro valore storico e critico, ché sui pregi stilistici e formali il con– senso non può mancare, - esse meritano indubbiamente d'essere cono– sciute, e invoglieranno forse a conoscere tutta l'opera, e a discuterla, e a meditarla .. Di questo libro, « oltre la pa-rte storica ll, - scriveva il 'fommaseo tra, il serio e il faceto,. - « anco i consigli giungeranno op– portuni nel millenov{lcento, e più là ll 1 ). In fondo poi non scherzava: non per niente aYeva messo nel titolo, accanto al presente, l'avvenire. TERESA Loor. IX. - PIO NONO. INDOLE DELL'UOMO: Nel quindici, allorché Pio settimo illustrato dalla sventura for– temente e umilmente patita ritornava Re, e il Buonaparte cadeva sotto la stanchezza de' popoli a' quali i suoi capricci guerrieri non avevano apportato libertà e mina.cciavano da ultimo inonorati di– sastri; nel quindici Giovanni ~Tastai era dell'età d'anni ventitré; e questo è un dire che la sua prima gioventù s'era formata nel disgu– sto delle rivoluzioni inutili a' popoli e mercanteggiate da' Re. Nato in città piccola, e di famiglia nobile,· egli aveva i pregi e i difetti si della nobiltà di provincia e sì delle piccole città italiane. La no– biltà ne' luoghi minori conserva, tanto più caramente le vecchie tra– dizioni, ch'el_le sono modeste ed innocue e rispettate dal popolo che non ne teme. E le città italiane minori hanno conservata più pura che le grandi l'indole italiana nel bene ancor più che nel male; onde 1) Oarteggio cit., Hl, 164.

RkJQdWJsaXNoZXIy