Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Tesori nascosti 399 cercò di guarirne; si guardò attorno, andò oltre, tastò le pareti, misurò, calcolò tutto, fin dove arrivava la luce; quella luce del cielo alto, perlato, con strie d'oro e di rame, che pareva a sua volta, sullo sfondo dell'apertura, una miniera favolosa. Il vecchio era rimasto fuori, lontano, estraneo all'affare: ma un pensiero nuovo, anzi una preoccupazione profonda, gli fermava gli occhi, sotto le soprac– ciglia aggrottate : poiché aveva capito benissimo le allusioni dell'in– gegnere, al quale doveva essere piaciuta molto la signorina Gilsi, e quando parlava di crearsi una famiglia, accennava certamente a lei. E anche lui, il vecchio solitario, vedeva la famiglia ricompostà, la casa della miniera-di nuovo animata, forse rallegrata da gridi di bimbi. Lampi. La diffidenza lo riavvolse col suo velo scuro quando l'in– gegnere tornò fuori sorridente e soddisfatto, ma invece di esprimere la sua contentezza, domandò se c'era modo di passare la notte lassù. - Si fa tardi, e il cavallo è stanco. - Se lei si contenta di pane e cacio. - Òh, per questo non importa: sua nipote mi ha fatto mangiare come un lupo. · Così egli rimase. Suo scopo era di stringere amicizia col vecchio, di farlo parlare, di condurlo ai suoi intenti : il Gilsi lo capiva, e, sebbene anc6ra incerto se :fidarsi o no, tentò di assecondarlo. Rima– sero a lungo -seduti su una panchina davanti alla casa, mentre il cavallo ruminava la sua seconda porzione d'orzo, e il cane ogni tanto ringhiava, ma piuttosto benevolo, come volesse solo richiamare l'attenzione del vecchio. - È geloso, - questi spiegò; - lei non può :figurarsi quanto. Questa scorsa estate, quando vennero qui mia nipote e la madre, perché io stessi attento a lui si fingeva malato. E poi capisce tutto. È Ùna bestia che, se agli altri può sembrare indiavolata, per me è come un parente. Ma che dico parente? È un angelo custode: l'ho da sette anni, e mai una volta che non mi abbia avvertito di un pericolo, di qualche cosa sbagliata che io ii'tessi per fare. Una volta .... ' E qui un lungo rosario di esempi,. uno più straordinario del– l'altro. L'ingegnere lo ascoltava benigno, senza interessarsi gran che dei miracoli del ca.ne: certo, però, pensava che la bestia, dopo che egli entro di sé stabiliva disegni di amicizia, e, lo si dica pure, di parentela, coi Gilsi, dimostrava di partecipare alla buona intesa. Anche il vecchio, in fondo, era meno scontento del solito; poiché Yedeva :finalmente una soluzione al problema della miniera, e l'inge– gnere gli appariva come un inviato da Dio. - Io non credo molto in Dio, - diceva, seguendo la scia del suo BibliotecaGino Bianco

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