Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
398 G. Deledda / gendo e rivolgendo la carta misteriosa. che adesso gli sembrava un'antica pergamena,; - ma sono anc6ra forte, sano, pieno divo– lontà. Vivrò qui, se lei mi aiuta, in lotta con la mateTia, con la morte stessa, se occorre : ma vincerò io. E sopratutto si metta in mente, signor Gilsi, che io non voglio ingannarla : lei non Aarà de– fraudato di un centesimo. - Non è questo, non è questo, - insisteva il vecchio, scuotendo lentamente la testa : ma aveva anche lui sollevato il viso cereo, e come dal fondo di una caverna gli occhi andavano, quasi chiedendo soccorso, verso quelli del forestiero: poiché anche lui vedeva il pro– blema risolto; la responsabilità addossa.ta ad un altro, l'incante– simo rotto. L'ingegnere capiva: fu per dire: - Sposerò sua nipote. Ma 1:ibbepa,ura, : di che, precisamente non sapeva, per il mo– mento ; paura che il vecchio intese, poiché era il suo stesso male, e che tentò, a sua volta, di dissipare. - Sì, lei può fare molto, qui, - disse. Poi, già legato all'altro dal filo dello stesso pensi.ero, domandò: - Lei ha famiglia ? - No, - rispose bruscamente l'ingegnere; e d'improvviso sfug- gendo alla strana intimità usata nel trattare un affare. simile a quello, aggiunse: - non è detto, del resto che ci si debba intendere immediatamente. Basta che lei e la sua famiglia promettano di non aprire trattative con 3iltri. Io ritornerò qui; ritornerò da sua ni– pote, fra qualche giorno. Intanto loro hanno tempo di consultarsi e decidersi. Il mio indirizzo è qneAto: se vogliono, possono chiedere anche informazioni sul conto mio: Lentamente, come cercandolo fra le molte carte che gonfiavano il suo portafogli, trasse un biglietto da visita. Il vecchio lo prese con una certa timidezza; lo fiAsò,da una parte e dall'altra, lo mise sullo scrittoio : poi disse: - Io non so leggere. Ma egli si sentiva già, di fronte allo straniero, un altro uomo. Senza impegnarsi, senza nulla promettere; senza fare ulte1."ioricon– fidenze, condusse quello che tuttavia considerava suo ospite, a vi– sitare la piccola galleria chiusa dalla saracinesca: questa salì su con uno stridore di rabbia, e il éane ricominciò ad abbaiare. E parve che la voce misteriosa udita dal nonno del nonno, salisse anc6ra dalla profondità, del monte .violato. Il silenzio, intorno, si empì di gemiti : un odore di catacomba nscì dalla bocca nera della galleria: e per la- seconda volta l'ingegnere ebbe un vago senso di paura. Il male dei Gilsi, quella credenza in una fatalità sotterra– nea, gli scorreva già nel sangue come un contagio : ma sùbito egli BibliotecaGino Bianco , ,
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