Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Tesori nascosti 395 di convincerlo: gli dica che della miniera si farà la perizia da gente pratica .... Egli la interruppe, quasi ruvido : - Questo si farà a suo tempo : è qu'estione di fiducia e di co– scienza da entrambe le parti. Poi ripartì, senza neppure ricordarsi di salutare la madre della ragazza, sempre intenta al sno pane. Ripassando davanti al praticello della chiesa, gli venne il pen– siero di cercare del parroco per domandargli informazioni dei Gilsi. Ma che informazioni poteva, avere, che egli già non conoscesse ? La signorina Gilsi, sebbene egli ne ignorasse anche il nome, gli sem– brava di averfa sempre conosciuta: era una gran brava ragazza, sana, gagliarda di corpo e d'anima. E le parole di lei lo seguivano, lo avvolgevano, anzi, come un velo iridescente ch'ella gli avesse get– tato sul viso per costringerlo a veder la realtà più bella di quanto lo fosse. Per suggestione di queste parole, la miniera, adesso? gli ap– pariva simile a un rifugio di pace ; fonte di ricchezza, di amore e di gioia. « Sarà perché lì. abbiamo passato giorni felici, pieni di grandi illusioni, quando era, vivo il babbo. Si stava tutti assieme, uniti in uno stesso sogno: io e la mamma si lavorava con una grande· forza in cuore. Volevamo che il babbo riuscisse nel suo intento, e lo circondavamo di ogni cura, di ogni affetto. Ed egli tentava ogni sforzo per noi, per me specialmente. La felicità era quella, di spe– rare, di 1avorare gli uni per gli altri, rli volersi bene)). - La felicità era quella .... E perché questo sogno non poteva rinnovarsi? Ma a misura che' costeggiava la schiena del monte, e si riavvi– cinava alla miniera, le cose prendevano di nuovo un aspetto di– verso. Il sole cadeva sopra le cime, P le ombre di queste si allunga– vano metalliche e tristi: parevano nuvole pietrificate. La melan– conia delle interminabili giornate di primavera sembrava ancor più densa lassù: la casa, le cave, i mucchi di scarico, apparivano con tutta la loro desolazione di abbandono e di rovina: e gli urli del cane, ripercossi di pietra in pietra come da una torma di lupi in– catenati, diedero un colore nemico alle impressioni dell'ingegnere. Più che mai l'impresa gli parve difficilissima : o, peggio, egli senti una improvvisa impotenza davanti al rischio e alle fatiche da su– perare : occorrevano molti capitali, che egli non aveva, o qualche socio più forte di lui. · _ Ma sposando la signorina Gilsi, il miglior socio sarebbe lei. Nel formulare con precisione d'uomo d'affari il pensiero che lo aveva quasi istintivamente ricondotto alla miniera, egli si senti anc6ra pieno di energia e di volontà: e forse fu questa coscienza della sna forza che lo fece arrossire. Fond~one Atfred LeWffl Biblioteca Gino Btanco
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