Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
394 G. Deledda, cominciava a capire il mistero dell'affare: era questione di diffi– denza e di calcolo, da parte dei Gilsi: null'altro. Ed ebbe voglia. di imitare la risata strana, fra di beffa e di cattiveria, che di tanto in tanto fioriva le chiacchiere della ragazza, quando ella disse: - Il mio nonno però ha una sua idea curiosa. Egli vorrebbe ce– dere la miniera solo ad un uomo che mi sposasse. Così, egli afferma, non ci si intrigherebbe. Io invece .... Egli scosse la cenere dalla sigaretta, e cercò, pacatamente, coi suoi chiari occhi umani gli occhi di lei. Fu un attimo. Ella ebbe quaisi paura di quanto aveva detto, e cercò di rimediarvi subito. - Io invece penso il contrario. Ma sentì che un seme, forse un cattivo seme, era stato gettato: poiché adesso gli occhi dell'uomo la esaminavano meglio, da capo a piedi, con uno sguardo, diremo così, nnatornico, come per accer– tarsi che oltre all'essere bello, il corpo di lei era sano e perfetto. E fu per dirgli : - Lei crederà che ho parlato così con uno scopo. Si sbaglia, però.'. E non lo fissò più in viso: anzi si alzò, e si diede da fare, con la fronte corrugata, rimettendo alcuni oggetti nella credenza e comin– ciando a sparecchiare. Egli capì ch'era tempo di andarsene; quindi a sua volta si alzò e si scosse tutto, come fosse pieno di briciole. Ma questo era un suo gesto abituale, ch'egli sùbito cercò di correggere per riguardo all'ospite. Disse, con accento lievementè commosso: - Lei non mi manda via, signorina ! È troppo buona ed io non so come ringraziarla: il tempo provvederà. E d'un tratto, mentre stava, anc6ra davanti alla credenza, ella se lo sentì alle spalle, con tutto il calore, la carne, l'odore dell'uomo forte e sensuale; ed ebbe terrore che la stringesse a sé introducen– dole le braccia sotto -le ascelle. Terrore, o desiderio ? Ma,n'on ne fu nulla, e quando ella si volse, egli si era già scostato di un passo, dicendo amichevolmente : - Sa che cosa faccio, ades8o, signorina? Torno alla miniera e parlo col suo nonno. Ed anche col cane, se occorre. Tentare non nuoce . . Anc6ra una volta ella lo fissò, cercn,ndo d'imitare lo sguardo scrutatore di lui. Gli vide i denti in parte guasti, in parte sani e acu– minati, di uomo ehe molto ha mangiato e molto ha bisogno di man– giare anc6ra: gli vide la nuca rasa, prepotente, che pareva, scolpita nel granito rosso ; e infine le mani grandi, gonfi.e di v:ene che da– vano l'idea di serpentelli nascosti sotto la pelle : e di tutto provò un senso di fascino e nello stesso tempo di disgusto. - Senta, - disse, riprendendo la sua voce maschia - non . ' riferisca al nonno le mie chiacchiere. Gli dica, solo, che io e la mamma, per conto nostro, siamo dispo-;;te a vendere. E cerchi pure BibliotecaGino Bianco _;
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