Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Tesori nascosti 393 --'--Oh, niente! Anzi le chiedo scusa della povera ospitalità of- · ferta. Beva un altro bicchiere di vino. Egli non intendeva di bere oltre; e desiderava alzarsi e ripar– tire. Dovette però accettare il caffè che la vedova Gilsi portò bru– scamente in tavola, ritirandosi subit9 dopo senza pronunziare pa– rola. Anche il caffè era ottimo e finì col dare un lieve senso di ebbrezza all'ingegnere. La ragazza continuava a parlare: cÒse semplici, ella diceva, raccontando la vita povera del paesetto, la vita sua più povera anc6ra : solo si animava riaccennando alla casa della miniera. - Sarà perché ci abbiamo passato giorni felici, pieni di grandi illusioni, quando era vivo il babbo. Si stava tutti là, assieme, uniti in uno stesso sogno : io e la mamma si laYorava, come adesso, come sempre, ma con altra fede, con altra forza. Volevamo che il babbo riuscisse nel suo intento, e lo circondavamo di ogni cura, di tutto il nostro affetto. Ed egli te1itava ogni sforzo per noi, per me spe– cialmente. Mi diceva: « sarai ricca». A me, questo non importava; anzi, l'idea di cambiar vita, di lasciare la casa e la miniera, mi dispiaceva. La felicità era quella, di sperare, di lavorare gÌi uni per gli altri, di volersi bene, lontani dal mondo, intorno al nostro te– soro_nascosto: poi tutto cambiò. Ed ecco che anche lei aveva cambiato viso : un solco di dolore le scavava gli angoli della bocca, e la voce si assottigliava in un tremolìo di pianto. L'uomo pensava: « Ma perché le racconta a me, queste cose? Vuole forse intenerirmi?». · E pensava anche al regalo che poteva farle, per l'ospitalità ri– cevuta; ma lì per lì non sapeva e non poteva, : le avrebbe mandato un pacco di dolci. Poi trasse la scatola delle sigarette e disse: - Tutto cambia, nella vita,, da un anno all'altro, da un giorno all'altro. Bisogna farsi una, ragione, e pensare che è una legge ine– sorabile per tutti. Finché poi, come in lei, che è giovane e sana, tutto può mutare in meglio. Mi permette di offrirle una sigaretta? - Grazie, no ; la mamma non vuole. Ma lei fumi pure. -Gli avvicinò, sulla, tavola, un piattino per la cenere, e tornò a guardarlo dritto_in viso, con occhi quasi severi: pareva indovinasse i pensieri di lui, per istinto, come il nonno, come il cane. Disse : - Non importa. Certo, volendo, potrei cambiare vita. Dopo la morte del nonno la miniera sarà esclusivamente mia, e ne farò quello che mi piaeerà. Ma io non desidero la morte di lui: tutt'al– tro! Anzi il nonno mi sembra davvero il guardiano di un tesoro, del quale egli solo conosce il valore. E non se lo lascerà prendere se non per quello che vale. Se lei sapesse come tutti, cominciando dai parenti, cercano di imbrogliarci! Poiché siamo donne sole, di– fese da un vecchio che sembra ma non è un idiota. Queste parole ridestarono i progetti dell'ingegnere. Adesso egli aiblioteca Gino Bianco
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