Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

L. STRACHEY, Portraits in Miniature 511 Strachey lascia inevitabilmente all'oscuro parti ed atteggiamenti della loro vita in cui persiste il loro segreto. La miniatura non rivela talvolta proprio quel che è, o sospettiamo che sia, il fattore profondo ed essen– ziale della vita del ritrattato. Perché Gibbon, gentiluomo gTassoccio e mondano, diplomatico da salotto, si sobbarcò a scrivere la .Storia del– l'Impero romano? Lo Strachey vuol farci credere che la sua vita fu {< un'epitome delle benedizioni del secolo decimottavo», il « ricco frutto maturatosi lentamente sulla muraglia soleggiata e _giunto inevitabilmente alla sua deliziosa perfezione>>. Gibbon, lo storico e l'erudito, sarebbe il risultato di una felice armonizzazione di contrari e di contrasti resa . . ' possibile dall'influsso balsamico del secolo, ma la spiegazione dovrebbe sembrar troppo estrinseca e quindi evasiva ad un biografo il quale sa che, come lo storiografo deve aver l'arte (1i coordinare i fatti narran– doli, così il biografo ha l'obbligo e deve avere l'arte cli coordinare e rerider logici i contrasti di forze interiori, le intime disposizioni e contradizioni del suo personaggio. Giunto al punto cruciale della vita e della fati-ca di lui , Lytton Stra chey abbandona il Gibbon all'abbraccio generico del secolo dec imotta.vo, invece che stringerlo nella morsa delle !ffle necessità intellettuali e delle sue vere forze creative. L'evasione è anche più evidente nel caso lli Boswell. Dalla miniatura, di Lytton Strachey in cui appare un Boswell sventato, infingardo, romantico, preordinato solo all'insuccesso e aJ fallimento, esulano quella forza di volontà, quell'ammirante abnegazione d'amicizia, quella resistenza alla fatica per cui Boswell poté scrivere l'opera che lo rese celebre: la Vita di J ohnso'Y/,.. Come e. perché s'è maturato il ricco frutto di Boswell ? E stato il sole del secolo a compiere il prodigio? O non, piuttosto, c'era un sole nascosto, un sole che Strachey non ci fa vedere, tra i vapori della vita cli Boswell ? Nulla cli strano che il metodo qui adottato da Lytton Strachey riesca talvolta poco persuasivo. Esso è troppo conciso e disinvolto per inve– stire sino in fondo la realtà d'un uomo e d'un tempo, il che non toglie molto alla sua piacevolezza, anche quando incide chiaramente solo nei particolari o nelle superfici più vistose. Ecco, poniamo, descritto in poche righe quel medio-vittorianesimo sul cui sfondo Lytton Strachey fa apparir per un attimo la « sinistra desolazione>> di Jane Carlyle: « .... un'età cli barbarie e dì pudibonderia, di nobiltà e di grettezza, di soddisfazione e di disperazione; un'età in cui tutto era scoperto e nulla conosciuto; un'età in cui tutte le grandi linee erano imponenti e i particola,ri sordidi; quando i becchi del gas lottavano debolmente contro la nebbia circostante, quando l'ora del pranzo poteva essere ad ogni mo– mento dalle due alle sei, quando le dosi di rabarbaro erano periodiche e gigantesche, quando i cagnolini si precipitavano da loro giù dalle finestre dell'ultimo piano, quando le cuoche barcollavano ubriache nei cortili, qualldO si restava per ore ed ore coi piedi nella paglia sudicia trascinata dai cavalli lungo le strade, qua,ndo ogni poltrona aveva il suo antimacassar e i bagni erano piccole bacinelle di stagno e i letti eran pieni di cimici e disastri .... >>. Eppure tutto questo sembra più pertinente e persuasivo, ad ogni modo, di certi raffronti impresi improvvisamente con lo stesso piglio di lioteca G no Bianco

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