Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
E. SCAGLIONE, Il passo del diavolo_ 509 scatore e mezzo padrone di paranze», è abbrancata di sorpresa, in una notte tremenda, e violata da Venanzio Tufari soprannominato G·iuda, il maschiaccio brutale, che della sua lontana giovinezza, pur dopo tante malvagie avventure, non ha perduto la foja libidinosa? Irrevocata, ed ogni giorno più tormentosa, ritorna alla mente di Donatella, la strana sensazione di orrore e p11r di istintiva cupidigia sessuale del momento in cui ella sentì infrangersi la sua verginità. E la soffocata vergogna, dopo aver inv~to invano conforto dalla fede in Dio, diventa invincibile repugnanza alla vita, inesorabile nooessità della morte. Proprio in questa parte del romanzo c'è la piena afl'Eirmazione di un narratore, capace di liberarsi dal mal caduco della letteratura, di sentire e rendere, con commossa ,schiettezza, la complessa e profonda angoscia di un'anima, di farla vivere sulla pagina entro le pure e -sicure linee di quell'armo– niosa semplicità, onde l'arte vera rappresenta pur le immani catastrofi che sommergono l'umanità nel dolore e n~l pianto. - Sublimi pagine della descrizione della peste nei Promessi Sposi, ove il fremito pietoso della commozione non turba mai la pacata e virile sostenutezza della rappresentazione! Nella parte conclusiva del suo romanzo Scaglione ha voluto, con meditata bravura, portare il cozzo violento dei personaggi agli estremi. Giuda, ad espiazione della morte verso la quale ha spinto Donatella, è sorpreso in una delle sue ore di ubriachezza, ferito, legato, imbavagliato, unto di benzina,, ar,so vivo, con tutta la sua casa, dal fidanzato deluso e tradito. Il truce epilogo vi interessa, vi afferra, vi incatena, nell'ansia di una commozione che con la sua stessa esasperata umanità v'impedisce ogni giudizio critico. A qual fine contestare allo Scaglione alcune mende, nelle quali forse la sua arte trova il germe di possenti chiaroscuri ? Certo in tanta forza di passionalità è l'interesse ed il diletto che Il passo del diavolo suscita in chi legge. E se l'interesse ed il diletto non vengono mai meno, il pregio del nuovo romanzo di Emilio Scaglione, a questi chiari di luna, non è davvero scarso. FLORIANO DEL SECOLO. LYTTON STRACHIDY, Portraits in Mirn,iatiire. - Ohatto & Windus, London, 1931. Scellini 6. Con questi suoi nuovi Ritratti in miniafora, l'illustre autore della Regvna Vittoria e di Elisabetta ed Essem ritorna ai saggi brevi e pare. voglia abbandonare, almeno per qualche tempo, le grandi prove bio– grafiche. Neces'Sità di riposo? Desiderio di mettere un po' fuor di strada l'ansante falange dei biografi ormai profossionisti, sempre in corsa die~ tro le sue orme ? Velleità di po:rre i critici, rimasti delusi dalla fatica un po' atona d'Elisabetta ed Essem, dinanzi ad un più minuto ed arguto genere di prodezze raffigurative ? O semplicemente costrizione imputabile alle esose esigenze di spazio delle riviste che prima accolsero questi pro– fili ? Forse tutte queste ragioni insieme, o forse nessuna. Probabilmente Lytton Strachey s'è lasciato persuadere da una ragione ch'egli stesso pone in campo dando l'ultimo tocco al profilo di John Aubrey, il biz– zarro ed enciclopedico aneddotista e ritrattista che nelle sue briose Mi- lioteca Gino Bianco
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