Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
r G. TlT'rA RosA, Il varco nel muro 505 queste due strade egli ca,mminerà con più frequenza e con maggiore fe– licità, non è facile prevedere. Ma a me pare si possa dire fin da ora con sufficiente sicurezza che questo libro rappresenta un progresso assai no– tevole sugli altri : sia perché esso, evadendo attraverso il varco della fantasia oppure rinnovando il realismo con l'intuito psicologico, ha su– perato senza dubbio il bozzetto paesano al quale Titta Rosa era rimasto, per parecchi@ tempo, fermo; sia perché fa vedere nettamente le possi– bilità nelle quali, domani, potrà esercitarsi la piena originalità dello scrittore. BONAVEJNTURA TECCHI. RAUL RADICE, L'ediicazione sentirn,entale. - Ceschina, Milano, 1931. L. 12. Sebbene l'autore stesso, con atto di gentile modestia, abbia alla fine del suo racconto insinuato che questa educazione sentimentale qualcuno potrebbe ritenerla un'educazione letteraria,, non diremo che il giovane Raul (facciamo, di Radice autore, per un momento un personaggio; come, si lioet., certi proustiani distinguono Proust da _Marcel, dal per– sonaggio che dice « je ))' secondo un'acuta frase di Debenedetti) faccia la propria educazione sentimentale su modelli letterarii. C'è stato chi, prendendolo sulla parola, ha indicato Gozzano, di fronte al quale egli sarebbe appunto quel « sentimentale giovine romantico» che Gozzano finse d'•essere. Il giovine Raul avrebbe insomma vissuta una finzione goz– zaniana, dal primo amore all'ultimo, dalla scuola alla vita. La cosa mi pare un po' complicata, tanto da ritener più esatto osservare che l'unico rapporto sicuro fra i due sia che Raul, come Guido, è avvocato, o più esattamente, dottore in utroq·ue, e come Guido, non esercita. Non è poco per una lignée non dico estetica ma soltanto psicologica ? Quel che invece mi sembra evidente è la natura autobiografica di que– sta educazione, anche se un lettore di me più attento venisse, pagina alla mano, a precisare che non soltanto Madame Aubrey s'è servita di brani scritti dalla Comtesse de Noailles (si veda la penultima pagina del libro). Chi di noi, infatti, ra,ggiunti i vent'anni' e volgendosi indietro, te– nendo in una mano un diploma accademico, non ha salutato con l'altra la « teoria ii - una volta questa parola s'usava tanto - degli amori fanciulleschi e giovanili? Le chiome brune o d'or delle amichette di scuola, e poi la cocotte, la signora maritata, la vedova, sono sempre state l'immancabile campionario amoroso d'ogni giovine di buona fa– miglia con qualche lira in tasca (ma anche senza ci si arrangiava). Una volta con quel diploma in mano, il piè destro teso a iniziare il cammin della vita, guardati dal sempre amorevole ma ora più severo e turbato occhio dei parenti, e avendo nel viso un'aria di baldanza, un po' cari– cata per volgere in lieve- scherzo una cosa ritenuta seria, il tutto in una raffigurazione patetico-ironica alla Longanesi; non si sapeva come, ma le cose cominciavano a cambia.re per da.vvero; e caso mai tu fossi tor– nato a innamorarti, il matrimonio eÌ'a sicuro. A esempio, ritengo che
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