Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

504 G. TITTA RosA, Il varco nel ?n1t1"0 sia pur sempre la stessa: quella cli un realismo sodo e ben piantato. E invece c'è, n(lll'ambito stesso delle sue novelle paesane, una sorpresa. A pagina 83 s'inizia Il violino, che è una bella novella e non è affatto realista. C'è un tipo di matto, che s'innamora di una Dulcinea, il quale fa sboccare improvvisamente il racconto in un'aria di fantasia. E subito senti che sei in un altro mondo, e che anche lo stile è fatto più libero e felice; e quell'aria di intimità, di sorpresa, direi quasi di pudore, "On cui lo stesso artista assiste al liberarsi della sua fantasia, ti piace. Questa evasione dalla realtà, varcata con un salto più o meno corag– gioso e che qualche volta, non rinunzia al trampolino della rifl.essi~ne come avviene in La fuga, forma la trama o la conclusione della maggior parte· delle novelle del secondo gruppo, e cioè delle più significative. E questo è « il varco nel muro » : che è da intendere, mi pare, non soltanto come varco attraverso il muro di una realtà troppo piatta e solida, ~ia provinciale che borghese, ma anche come varco dalla critica nell'arte. Quella spinta alla concretezza fantas.tica, che nelle pagine di lirica in prosa e di ricordi, si limitava a un'immagine, nel giro di un periodo, qui investe l'essenza di un personaggio, la trama di un racconto, anzi di– venta il nocciolo di esso. A questo punto la recensione sarebbe finita, se 11,onci si accorgesse che a una tale definizione sfuggono non solo quegli elementi autobiogra– fici che in tutti i libri di Titta Rosa hanno tanta importanza e :ehe in I dilli rustici hanno dato La n onna e in questo volume una delle novelle migliori : Il sacchetto dri no.ci ; ma che in essa non trovano posto neppure racconti come: Ragazzi, Cand ida, i quali, se non hanno la compiutezza artistica di La f'1J,ga, son forse i p.fa originali del libro. In queste novelle ritorna, si direbbe, lo scrittore reali sta; ma si tratta di un realismo di– verso, rinnovato e in qualche modo vinto dalla• felicità dell'intuizione psicologica, la quale si esercita no•n più su tipi e luoghi di campagna, ma su ambienti borghesi. In Ragazzi l'animo dei due adolescenti, quello che l'amore già conosce e q11elloche la donna non ha mai conosciuto, è visto acutamente; e il cambiamento improvviso che avviene nell'animo della donna, quando questa, accortasi della verginità di uno dei due ragazzi, non vuol più soddisfare alle brame né dell'uno né dell'altro e li rimanda a casa, è ben dato: con finezza e con sobrietà. In Cam,dida c'è una « in– versione » psicologica interessante : si tratta di una signorina, figlia di gente arricchita di fresco, la quale :\lapotuto avere un'educazione esterna, moderna e perfetta, ma che non riesce altrettanto facilme[lte a formarsi coltura e fin~zza intima, e proprio per questo s'innamora di un giova– notto povero, che si dà arie d'intellettuale e cli poeta. Dopo il matri– monio, il marito· si rivela uomo pratico e di affari, mentre chi rimane at– taccata alla solitudine dei libri e, delle fantasticherie è la donna. Forse la, descrizione dell'uomo è cla principio un po' com;:me e abusa,ta, ma l'inversione finale della donna ha quella nervosità di piglio, quella fer– mezza di parole, insomma quell'inizio di modernità che nelle, novelle pae– sane di Titta Rosa manca. Direi dunque, concludendo, che due almeno sono le strade che ha di– nanzi .a sé Titta Rosa: quella, dell'evasione da-lla realtà e quella del– l'intuizione psicologica; e che tutte due gli sono possibili. ,Su quale di BibliotecaGino Bianco

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