Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

A. Sonrnr, A.riel armato (Gabriele d' Anmtnzio) 497 più 'leggero a un tempo e leggiadro. Risalendo la storia, incontriamo aMhe la Lalla del Canto novo (.... a 'l tuo flessibile fianco cli daina Lalla, io le braccia .... ). Le orme ricalcate sono adesso quelle•di Ugo Ojetti. Ma ,Sodini ci dà inte– ra intera la lettera che comincia Bimba birickina! Non ti voltare vek! ... , - e di cui la« cosa vista» di Ojetti, con l'avarizia (maliziosa o guardinga?) della citazione, ci aveva messi in cosi grande curiosità! Che strana somiglianza però, tra questa lettera, ,e le lettere d'amore d'un non dan– nunziano, Renato Serra! E com'è -vero che in materia simile non c'è che un linguaggio, universale ed eterno! Non ci fosse altro, della vita amorosa di Gabriele d'Annunzio, nel libro, Sodini ci avrebbe regalato abbastanza. Il biografo ha cercato le origini remote del d'Annunzio eroico della nostra guerra e della gesta di Fiume,, in d'Annunzio deputato e nel d'Annunzio della Gloria. Il titolo, Ariel arrnato, poteva far pensare che il libro fosse una monografia molto particolareggiata di tale d' An– nunzio. Ariel sous les armes, traduce il Guiton. Ma tutta l'opera di que– sto Ariel appare una specie di battaglia per una continua e sempre più vasta presa di possesso della vita. Titolo dannunziano. Com'è daununziana la divisione in parti: I se– gni deWalta sorte, Le luoi dell'aurora, Il volto della gloria, L'ostia tri– colore. Com',è dannunziano l'uso di motti ,su motti in occhiello, talora citazioni d'erudizione ,squtsita: uno vien dalla Nautica di Bernardino Baldi, e illustra il titolo: Il nome e l'arme in Ocdidente sparse. Reste– rebbe a _dir dello stile. Confesso che le pagine declamate (ve n'ha più d'una in quest'opera) non ,son quelle che mi piacciono di più. ,Sono sicuro che Sodini stesso, fra qualche anno, ne proverà un po' di fastidio. Ma la sua oratoria è riscaldata dalla passione, e questo la salva, anche quando può parere' vicina a diventare rettorica. Pll!lRONARDI. RICCARDO BALSAMO CRIVELLI, Cammin lungo. - Preda, Milano, 1931. L. 25. Che cosa ho potuto io troval'e in questo libro che gli desse un tono, non direi proprio inconfondibile, ma certo, umano, affabile? Il ritratto di Balsamo Crivelli. E l'ho veduto formarsi naturalmente, quasi neces– sariamente, mano mano anche che la lettura pa_reva sviarsi verso le forme più distaccate, il poema, o la rappre~entaz1one sacra, o la com– media di sapor popolaresco, o la fiaba di più eapricciosa fattura. Anzi era proprio lì che io sentivo farsi presente la pers.ona del poeta, appa– rire sempre più chiara, e dimostra-re la sua segreta forza, i suoi gusti, le sue reazioni, una sua filosofia rudimentale e, sopra tutto, la, sua ma - 31. - Pègas•. jbliotecaGino Bianco

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