Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

496 A. SoDINT,· Ariel arrnato ( Gabriele d'Annunzio) diabile. Questo cacciatore di doc:umenti s'è messo pure su orme altrui? Ha fatto bene, dal momento ch'è tornato col carniere pieno di selvag– gina scelta. Doveva egli starsi pago alla caccia magra del podere Barbera, perché nella tenuta Treves la caccia grossa aveva insegnato ai farla Mimì Mosso ? Dopo il piccolo gruppo, iniziale pubblicato in parte da questa, le mille e più lettere dirette da Gabriele d'Annunzio a Emilio Treves tra il 1895 e. il 1915, hanno permesso al biografo odierno, che se ne è fatto rivelatore e studioso per primo, di correggere date e di ricostruire avvenimenti svisati. Questo, degli archivi delle Case editrici, è campo di ricerca in cui Sodini, vivendo da tempo nel mondo editoriale, si muove più a suo, agio e con maggiore profitto. Le pagine che mostrano d' Annun– zio in trattative coi propri editori sono tra le meglio riuscite del libro. N'es•cono stupendamente caratterizzati anche gli editori. .Sommaruga apre, la serie e Mondadori' la chiude: non si somigliano un poco? L'uno sembra precorrere l'altro. Figure antitetiche _invece, Emilio Treves e Piero Ba,rbera: poco indicato il secondo per una produzione come la dan– nunziana; indicatissimo il primo (il bel ritratto fuori testo, pappa– gorgia e fedine, mani nelle tasche dei pantaloni tagliati orizzontalmente secondo la moda d'allora, gran catena d'oro da un taschino all'altro del panciotto, è tutto un programma). Dai copialettere degli editori ai ritagli del Cowrrier de la Presse. Io so per esperienza che cosa significhi addentrarsi in certe selve. Figu– rarsi poi dietro un ,seminatore d'entusiasmi., di piccoli e grandi scan– dali, quale Gabriele cl'Annunzio, produttore della fatta che ognuno l!a, e, negli ultimi tempi, uomo d'azione infaticabile e appassion:i,nte. Buon per .Sodini che non s' è lasciato distrarre dalle spede innumerevoli d'alberi e di gramigne, per a,ssicurarsi il ricordo dei baobab gigante– schi e delle grandi liane. E se le foreste da lui esplorate non erano tutte e del tutto vergini, che cosa vuol dire ? C'è chi avrebbe desiderato il biografo meno lacunoso in un partico– lare ordine d'informazioni. Lettori miei e mie lettrici, lo so, ch'eravate curiosi di conoscere che cosa Sodini avesse spiato in certi giardini di cui si favoleggia (mirti sacri a Venere, melograni ,sacri a Giunone) o come se la sarebbe cavata volendo dire e non dire .. Ma una notte d'estate tlel '30, in una pausa del lavoro « pazieùte e sottile che al Vittoriale fer– veva)) per la nuova stampa della Chirncra, ecco che cosa raccoman– dava al biografo il primo interessato: - Ricordati che il gran segreto ·della grazia è il tocco leggero; ricordati che c'è una Musa velata. - E l'epimitio dannunziano su Eleonora Duse diventava questo: « Prima adora11e e poi fare a pezzi)). Ch'era po,i la formula goethiana del limone spremuto. Troppo poco ? « Quant aux déta.ils biographiques, Angelo So– clini n'a certainement pa,s tout dit ))' scrive Paul Guiton nel Mercwre de France del 15 maggio, « mais il a dit tout ce qu'actuellement il est pos– sible de dire)>. C'·è nella storia esterna di Gabriele d'Annunzio anche un prefetto di Firenze, che alla stazione ferroviaria misura, un passo Jie– tro l'altro, il marciapiede lungo il bina,rio d'arrivo, in attesa paziente di un giovane elegante e di una duchessa giovinetta romanticamente fuggiti da Roma. E qui il tocco di Sodini non po_teva essere, davvero, BibliotecaGino Bianco

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