Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
A. Sonrnr, A.riel armato ( Gabriele d'·Annunzio) 495 tanta ,esattezza d'informazioni e di rettifiche, pur nei confronti degli aspetti più esteriori della sua produzione. È noto che Angelo Sodini ha vinto con questo libro le cinquanta– mila lire messe a disposizione da Enrico Garda, Ministro di San Marino a Parigi, come premio per un'opera ,su Gabriele d'Annµnzio poeta e sol– dato. « Saggio biografico e non critico ll, diceva il bando di concorso; e aggiungev:a: « con esclusione d'ogni discussione critico-letteraria>>. Quin– di si capis-ce l'assunto: « Nessun giudizio critico fu di proposito espresso in questo volume, che non è di critica, intorno alla molto vasta opera letteraria del nostro prodigioso artefice della parola ll. Sodini ha av– vertito un pericolo e ha messo le mani avanti con quel « di proposito ll. Infatti, e per far un ,esempio per tutti, vedete che cosa gF capita. Dopo narrate le vicende editoriali del P·iacere, torna a scusarsi : « È questa, in breve, desunta dai documenti originali, la storia di questo preteso libro diabolioo che si chiama Il Piacere. Storia, e non altro, poiché di critica qui non si parla»; ma poiché una storia, esterna deve far luogo anche alla fortuna del libro, ecco che da quel «preteso», involgente già un giudizio, se non estetico, almeno morale, si svolge- una pagina intesa a negare, contro critici d'allora, l'identità dell'autore col pro– ta-gonista, e s'arriva così, dritti dritti, a un apprezzamento e sull'au– tore e sul suo eroe e sull'opera. Naturalmente, non è giudizio che po– trebbe formulare, che so io ?, Francesco Flora, al lume dell'idea informatrice del suo D' Anwunzio. È il giudizio d'un ammiratore, non d'un critico puro. E allora, altra impresa ferma di Sodini: « ,Sovra tutto, ov'era dato farlo, ho voluto rappresentare con veraoe imagine riflessa, limpida– mente, D'Annunzio dinanzi a D'Annunzio; D'Annunzio, in molte e molte occorrenze, spiegato da lui medesimo; un D'Annunzio insomma allo specchio ll. Ed ecco ancora un pericolo, sebbene reso meno grave dal fatto che l'esemplare umano studiato ha tra le sue caratteristiche rilevanti anche quella di piacersi, e di essersi sempre pia-cinto, acco– modandosi magari anche un poco il gesto, allo .specchio deìla propria singola-rità. Certo, dinanzi a quell'imagine riflessa~ l'espressione che si dipinge sul viso di Sodini è diversa dall'espressione, poniamo, di Ma– rino Moretti, fantasticante, in Via LO!Ura, sulle statue, i leggii, i cande– labri, i torceri, i cuscini ,e le stoffe della Capponcina, o sgranante gli occhi sul superbo manoscritto della Fiaccola sotto il moggio, - nero il testo e rosse le didascalìe su sonante e grave odorante carta a mano filo– granata, - mostra.togli di soppiatto da Gabriellino d'Annunzio, al tempo che questi vi studiava la parte di Simonetto. Moretti si meraviglia delle proprie meraviglie d'una volta,, e ,se ne difende. Per Sodini è altra cosa: e anche da questa parte vien fuori un giudizio, quantunque non formulato in parole e non esplicito. Ma sul carattere apologetico del libro riserve se ne son fatte anche troppe. Né io insiisterei su talune inesattezze, o meglio sviste. Il testo francese della Città. morta è di Georges Hérelle e non del « poeta stesso))? Poco male. Angelo Sodini,resterà un benemerito della cultura ugualmente, fosse solo pèr l'ordine da lui saputo istaurare nel ~a~– riale enorme· postogli a disposizione, ma anche braccato con fiuto mvi- BibliotecaGino Bianco
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