Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
488 G. Pasquali - Visita dei colleghi giapponesi ----------- momento ho la sicurezza che la loro cultura storica è sen·za cronologia, cioè non è storia; e mi ricordo che un altro popolo orientale, vicino a noi per razza, gli Arii dell'India, non hanno una storiogra.fia e non hanno senso per cronologia, che la maggior parte degli scritti che ci hanno tra– mandato, non è databile, sebbene 'intorno ai loro classici abbiano comin– ciato ad affaticarsi molto presto grammatici e commentàtori raffinati, che di datà controve,rsa sono i personaggi anche principalissimi della loro storia. E ho ormai la sicurezza che questi Orientali non sono anc6ra chiamati a collabora:ce con noi nelle discipline storiche : chimica, fisiolo– gia, patologia, botanica, zoologia, farmacologia, sì, perché sono sub spepie aeternitatis; ma scienze storiche e, direi, sci,enze dello spirito, se si eccettua ·1a matematica, no. Esse sono, ancòl'.a retaggio esclusivo dell'Occidente. L'Orientale vive anc6ra fuori della storia. Che a essa sia per sua, natura negato? Non oserei asserirlo, poiché un'esperienza giovanile, che m'è tornatà in mente più tardi, mi consi– glia cautela: molti anni fa, -studente a Be,rlino, strin,si amicizia con u:µ compagno figlio di missionario, e,praticavo nella casa, delle Missioni, che sorgeva, circondata da un grande giardino, in un quartiere popolare del nord di quella città. Nel giardino gfocavano ragazzi di tutte le razze, an– _cheuno di una tribù africa,na il nome del re della quale conteneva, seguito da una vocale nella stessa sillaba, quasi fosse una consonante normale, quello schiocco di lingua con cui i fiaccherai incitano i cavalli. E c'era tra gli altri un ragazzotto einese di un diciott'anni, ch'era nella sua scuola-, un ginnasio classico -berline,se di quelli più oelebri, il migliore nel componimento tedesco, e di poesia e prosa tedesca, antica e moderna, aveva letto e capito più di ogni altro ragazzo della sua età. Con lui si poteva parlare come con il più colto ,scolaro berlinese, e i ragaq;zi ber– line,si sono, per virtù della grande città, tra i più sv,egli, tra i più precoci, tra i più poliedrici che ci siano al mondo, inquietanti sempre e talvolta disgustosi per eccesso di cultura. Il Cinese, poiché negli Orientali il san– gue bolle prima che nei Te.deschi, persino che nei Berlinesi, scappò poi con una canzonettista. Il suo governo, che lo manteneva agli studi · lo richiamò in patria e lo punì, si sentì dire, anche corporalmente .. Poi venne notizia ch'era maestro di tedesco a Shanghai: durante la, rivo1ta dei boxers, mettendo a rischio la propria vita, salvò, si disse, molti europei. Dalla guerra in poi, di lui non ho, sentito più nulla. Mi pia– cerebbe sapere se egli ha mantenuto viva quella cultura storica e umana che ne faceva un Europeo e un Tedesco, un uomo come noi, o se ~n patria, a poco a poco, è ridivenuto un Cinese come gli altri. I Giapponesi, allora, non si accorsero di quel :ehe bolliva in me, e mi hanno scritto anc6ra una cartolina prima d'imbarcarsi, ringraziandomi della mia cortesia. Essi non penetrano noi, noi non penetriamo loro. E fin che essi non ,capiranno la, storia, cioè l'umanità nel suo sviluppo·, noi non ci potremo sentire con loro amici ,e fratelli, come mi sono sentito con Te.deschi e con Russi, con Svedesi e con Americani con Ebrei di Romania e di Palestina. ' GIORGIO PASQUALI. BibliotecaGino Bianco
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