Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Villa Beatrice 469 Era il solo modo per far desister la madre dall'affaccendarsi. Ma allora, nella distensione, nel rilassamento dei nerviJ ella apriva le valvole del sentimento esacerbato e compresso : e eran pianti, sin– ghiozzi. - Ti pare codesto il modo migliore per farmi diventar soppor– tabile questa condizione ? .Ma se è la maniera di rendermela odiosa di più, se fosse possibile. - Odiosa? Non si può sentire, non si può sentire. - E la signora Isabella si premeva con le palme gli orecchi affondando nelle spalle il capo. - Sì, odiosa; sì, odiosa. E nella voce di Beatrice c'era un'espressione che a inrn madre sembrava diabolica. - Dio mio, perdonala! Gesù mio, perdonala! Ogni tanto veniva su il signor Ermanno. Egli era assai più de– licato verso la figliola. Discreto e trepidante, di quella discrezione e trepidanza portate dalla differenza del sesso,· dalla dolcezzf-lidel carattere, dal tenero per la figliola. E Beatrice con lui si apriva come le era consentito dalla propria natura : - Credi che tutte queste cure da cui son attorniata, qaesto zelo che non mi lascia far un respiro a modo mio : tutto a modo degli altri : l'alzarsi dal letto, lo star levata; i bocconi scelti e contati; e ogni momento il ricordo d'una prescrizione, l'osservanza di _una ricetta; e il conquidermi con le domande quando non è il tormentarmi della signora Iginia: una vita, una vita! · - Ma è il bene che ti si vuole. - Che mi si vuole ? Credi ? Proprio ? Il bene che si vuole a me? ... - .Sei gelosa ? Ella sorrideva allora, amaramente ; e suo padre la baciava in fronte. Un bacio come si dà a una creatura a cui si tema che anche un bacio possa fare del male : appena un accostar di labbra, un impercettibile schiocco: il bacio alla creatura dentro di lei. Ella obbediva, subi,va passivamente. Ma la tentazione ogni tanto, la spinta ogni tanto l'aveva avuta, in un primo tempo, a ri– bellarsi, a agire a suo modo. Impulso a fare dei gesti scomposti, dei movimenti disordinati, a compier<à uno strapazzo, a commettere delle intemperanze, a esporsi a repentini squilibri. di tempera– tura : aprir la finestra, mezza spogliata fin a sentir un'impres– sione al ventre di raggelamento. E non una volta sola, nei primi tempi, codesti impulsi erano sta,ti più forti di lei: ella non aveva saputo resistere : e quasi con voluttà, con una specie di frenesia ci si era abbandonata. :Movimenti sconci, una corsa, un urto, a posta, del ventre, un'ingestione di bevanda ghiaccia, una scappata nel ibliotecaGino Bianco
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