Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Villa Beatrice 467 dendo dalla sua bocca, col respiro sospeso. Avevan capito - e Ro– mualdo già era stato messo sulla via dalla levatrice - che c'era un' imperfezione, una conformazione irregolare, ma che usando tutte le cure si sarebbe potuto ottenere che la gravidanza fosse portata in fondo: era facile, a ogni modo, però, che la creatura na– scesse di sette mesi. - È cosi, professore, ò capito bene? - Benissimo. Alla creatura, all'essere nuovo, il pensiero, l'anima tanto di Romualdo quanto della signora Isabella; alla madre, solo di ri– flesso : in quanto lo stato di lei era condizione indispensabile per la sorte della creatura. Talché l'ultima parte del discorso del pro– fessore sgusciò sull'attenzione dei due, rivolta a un altro oggetto, come un accessorio senza importanza nell'interesse del quadro cli– nico: il senso dell'osservazione, che era un fascio di luce rivelatore del carattere di Beatrice, sfuggi interamente ad entrambi. Soltanto la conclusione: « Anche questa forza mi fa sperar bene» era rima– sta impressa. -.Sicché, in quanto alla madre, ella crede .... - Ohe non ci possa essere pericolo ? Non crederei. A ogni modo interverremmo a tempo: stiano tranquillì. La signora Iginia sa già come comportarsi: al primo apparir d'un pericolo, corro e operiamo. · La risposta era· andata fuori del segno della domanda. E sol– tanto ora, per via di questa risposta, l'idea di Beatrice in pericolo venne alla mente dei due. E specialmente in Romualdo l'idea Ri presentò nella forma che in un dato caso si sarebbe potuta avere là necessità di salvare la madre operando, vale a dire uccidendo, sopprimendo la nuova vita. E egli sentiva digià, come se fosse di– nanzi al caso, il dolore per quella vita uccisa prima di nascere : un dolore come per una parte qi sé : la parte più bella finora, la parte futura, ideale, di sé, uccisa mentre prometteva di nascere, mentre era li per uscire da,l segreto oscuro travaglio a respirare la luce. - :Ma non ci saranno di questi pericoli: se la gestante, se loro, se tutti s'atterranno scrupolosamente alle mie prescrizioni. Sedette davanti alla scrivania e cominciò a scrivere sul foglio d'un "blocco" con un carattere pidocchino fatto di segni che tutto potevano essere fuori che lettere d'un alfabeto qualsiasi. Quand'ebhe finito: - Ecco fatto. Romualdo andava con lo sguardo dal foglio al viso del profes– sore, dal viso del profes!'mre al foglio. chiudendo l'occhio strabico per concentrare la vista. Biblioteca Gino Bianco
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