Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Villa Beatrice 465 Romualdo posò il gingillo con cui si baloccava, s'avvicinò di nuovo a lei: le prese una mano, gliela baciò e col tono sommesso e dolce; tutto suo proprio in certi momenti, pieno d'amorosità ma fermo, virile: - No, cara, non più. E lei in quel momento fece ribrezzo a se stessa perché senti nelle sue viscere odio. L'odio, le faceva sentir la natura, a,nziché l'ineffabile sovrumano amore per il nuovo germe, per il nuovo e-s– sere che si formava in lei, che ella avrebbe dovuto sentire più suo di se stessa: odio. Si sentì mostruosa. - Bisognerebbe .... Ma non continuò. Romualdo fu pronto a sorreggerla. La sera stessa arrivò la signora Isabella. Il signor Ermanno, co– stretto dai doveri dell'ufficio a rimanere a Firenze, avrebbe fatto delle visite frequenti e ogni giorno avuto notizie. La signora Isa– bella fu messa dal genero al corrente deHo stato delle cose, delle condizioni della :figliola. Questa, accolse la madre con ostilità. Quando la signora Isabella entrò in camera - e l'impulso sarebbe stato di correre al letto e abbracciar la :figliola -, fu diacciata sù– bito dalla prima occhiata di lei. - P,er carità, mamma, è bene intendersi sùbito. Io per le espan– sioni, lo sai, ci son poco: e poi, un'altra cosa: meno domande mi fai, specie d'un certo genere, e più mi riesci gradita. Parla, se vuoi, finché vuoi, sf6gati con la levatrice, col professore quando verrà il professore; ma a me e davanti a me, te ne supplico : soltanto a sentir toccare quell'argomento mi fa il medesimo effetto che se mi :ficcassero delle zeppe nell'unghie. La signora Isabella rimase smontata, mencia, appassita. Dopo qualche minuto, la figliola sentì singhiozzare là verso un angolo scuro della camera. Era la signora Isabella, in una pol– trona ; e si premeva gli occhi col fazzoletto. La :figliola non disse nulla. Il giorno dopo ci fu la yisita del professore. Era un mingherlino, coi capelli e la barba ispidi e arruffati, dai modi bruschi e due occhietti grigi che penetravano. Romualdo con la suocera, anch'essa esclusa, erano nella camera accanto, la camerina di lui. L'esclusione aveva cociuto alla si– gnora Isabella: e nefforgasmo ella non trovava posa, come se fosse sui carboni ardenti. Romualdo, presso l'uscio tra le due camere, in piedi, stava in orecchio. Aveva sentito chiaramente come il pro– fessore per prima cosa aveva fatto animo a Beatrice: tutt'un 29. - P ~oa.so . BibliotecaGino Bianco
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