Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Villa BeatriotJ 463 fondo bene la gravidanza e non ci sia, prima, bisogno.... A ogni modo, ella ora capisce, io non mi sento di prendere responsabilità. Vogli~ che un professore veda: bisogna assolutamente che la veda nn prr,fessore. -\~ chi direbbe? _ - Se debbo-io fare un nome, io direi il Simeoni di Pisa: bravo, coscienzioso, su cui si può far conto in qualunque momento .... Romualdo era rimasto in quella sua posizione con la mano che sorreggeva la fronte e gli copriva così il viso chinato verso la ta– vola, assorto in se stesso. La signora Iginia anche lei ora taceva e con lo sguardo in un punto, ma vòlto dentro di sé, batteva sopra il tappeto un piedino minuscolo e grasso, e con le dita batuffoli rosei tamburellava sopra il bracciolo della poltrona di cuoio in cui era affondata. Una striscia di sole, insensibilmente sempre di più, illuminava d'un rosa dorato la parete di fianco alla :finestra. Una gaiezza di mattina sana. Nella stanza l'aria prosciugata digià dal termosi– fone metteva il desiderio di quella fuori. frizzante. La signora Igi– nia sentiva forse anche questo. - Come rimaniamo ? Romualdo si scosse, drizzò il capo ed alzandosi : - Fissi lei: poi m'avverte: io mando a prendere il professore. - Va bene; ma intanto io consiglierei un riguardo assoluto: riposo completo; a letto, sarebbe l'ideale .... e una persona che l'as– sistesse .... non so... , se à ancora la madre viva, se quella fosse al caso .... Lei veda: il consiglio mio è questo. Fisserò sùbito col pro– fessore e la avvertirò. È bene che il professore la veda presto. Romualdo le strinse la mano replicatamente, affermando col capo che le era grato di tutto: ma non disse nulla e teneva chiusi anche gli occhi. Poi : - Lei non à bisogno, vero, ch'io l'accompagni ? E rimasto solo, ebbe un momento di debolezza: un di quei mo– menti che ànno gli uomini forti. Si premé il ,iso con tutte e due le mani e gli scoppiò dal petto un singhiozzo e senti le lacrime agli occhi. Poi, lasciò le lacrime liberamente cadere e intanto guar– dava lì sulla tavola il ritratto materno. E il cuore andava alla madre, come gli avveniva ogni volta che lo prendeva un di quei momenti di cui aveva bisogno ogni tanto per mantenere la propria forza. Quand'entrò in-eamera della moglie aveva il viso sereno; ma gli era rimasta una commozione vaga eppure profonda. Di tutto quel che gli avern detto la levatrice gli era ora presente soltanto che Beatrice aveva bisogno di cura, d'una gran cura per riuscire a BibliotecaGino Bianco
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