Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
Villa Beatrice 333 - Guardiamo un po' come si porta questa mammina. - E la faceva volgere contro luce, la faceva alzare: l'avvolgeva tutta d'uno sguardo dell'occhio diritto: l'altro errava commosso; e si lisciava quei suoi baffoni con una soddisfazione di tenerezza. - Come sei stata ? Come ti senti ? - Bene. - Proprio ? Proprio ? E di quei deliquii. .. , più punti? più punti? Quella specie di schiocco con la lingua che dice no. Egli faceva l'atto d'una carezza: ella non riusciva a dominare il moto istintivo di trarre addietro la faccia. - Scontrosa! E le scoccava un biscottino, ma che arrivava appena a sfiorarle la veste, sul ventre digià un po' pronunziato. Un brivido correva in Beatrice dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. Una sera: - Mi tocca a anda,re a Londra. Mi fermerò a Milano, a Parigi; e, al ritorno, chi sa che non debba far anche una scappata in Germa– nia. Te la senti di venire con me? Se dici d'accompagnarmi, fac– ciamo le cose senza che per te debba essere uno strapazzo. Stiamo fuori una ventina di giorni, anche più. Milano la conoscerai già. Parigi no? Ebbene vedrai Parigi, vedrai Londra. Ne vale la pena. Ma prima di tutto a.evi dir, te, se te la senti: poi, per maggiore tran– quillità, potremo anche sentire il parere .... - Ohe parere ·? - Mah! il parere di un medico, di uno specialista .... - Non c'è bisogno di sentir pareri. - Tanto meglio, allora. - Non ò punta voglia di movermi. - Preferisci di rimanere ? Ripetutamente accennò col capo di sì. - Qui sola? - Ohe cosa mi fa? - E accompagnò le parole con una spal- lucciata. Eran a tavola. Egli si gingillava a ra~cogliere col coltello i minuzzoli, e ogni tanto tentennava lentamente il capo. - Così sei anche- più libero te. Avrebb; voluto essere una gentilezza: la frase dentro di lei intendeva esprimere il sollievo da una responsabilità, l'alleggeri– mento d'un peso, la libertà da un impaccio; e invece suonò ben differente, cori tutt'altro senso, che voleva dire: così puoi far meglio il comodo tuo. - Sei ingiusta, Beatrice: e lo sai. oteca Gino Bianco
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