Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

332 / B. Cioognani Ella non poteva essere ascoltata, non poteva trovàr pietà. Ogni altra donna, la più peccatrice, può avere una speranza perché tra lei e la intercessora divina c'è qualche cosa che le accomuna, le unisce, fa sì che ella non abbia, per esser intesa, bisogno neppur di parlare: basta un richiamo, tacito, segreto, a qualche cosa che è nel loro ventre: « Madre divina,, madre divina, madre di Cristo, madre dei Santi.. .. >>; e l'intercessora non può resistere. iMa lei, lei! ... Si but– tava in ginocchio e balbettava la sillaba prima : «Ma .... )). E una contrazione le irrigidiva il diaframma lmpietrandole anche il sen– timento. Le lacrime.stesse le si inaridivano sull'orlo delle palpebre con un effetto come d'arroventatura. E quell'odore speciale della cappella, di vecchio incenso rinchiuso, adagio adagio tornava a moverle lo stomaco, per cui era costretta ad alzarsi ed uscire per il rispetto al luogo sacro. Talvolta però quel travaglio, sia nel saiottino dopo la medita– zione che nella cappella, cedeva, calmandosi, a uno stato vago di bene_ssere languido, sempre più languido fino allo smarrimento, alla perdita piena. della coseienza. Quando· si riaveva, la prima preoccupazione, la sola, era di rendersi conto quanto tempo era du– rato lo svenimento : la sua· paura era che fosse passato troppo tempo talché a qualcuno fosse dovuto venire in mente di pensare a lei: e allora le sarebbe stata impedita questa sola consolazione: le avrebbero messo a fianco una a vigilarla continuamente, e appena ella si fosse sentita andar via, l'avrebbero richiamata alla sof– ferenza, riobbligata al martirio. Perciò, al primo avviso dell'abban– dono, si chiudeva a chiave; e ogni volta che andava in cappella, metteva il palettino all'uscio a cui dalla villa s'entrava nella sa·– grestia : la porta esterna, della cappella era chiusa con gran chiavi– stelli di dentro. Romualdo aveva sempre per lei l'affettuosità, premurosa e ri– guardosa insieme, dei primi giorni ; or-a però era chiaro che egli considerava in lei più la futura madre che la moglie. - Permesso·? - (egli chiedeva' permesso per entrar nel salotto della mog-lie). Appena arrivava, saliva da lei facendo le scale di corsa. - Permesso ? - Avanti! - La voce tranquill~; eppure, se ella non avesse a quell'ora, precisa quasi tutte le sere, sentito giù il rumore dell'auto e il battere dello sportello e poi il passo di lui e il suo colpo di nocca, riconoscibile tra mille, caratteristico, all'uscio, e la sua voce, non avreb·be saputo, come fare a passa-re anche la sera, anche la notte. - Avanti! Egli le prendeva if visÒ nelle ime grosse mani e la baciava in fronte. BibliotecaGino Bianco

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