Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

Villa Beatrice 329 di conoscere un segreto, l'intimo segreto, della persona. Sapeva di nido, l'odore lasciato da Pierino: era l'odore che si sentiva a ba– ciarlo fra i capelli quand'era bimbo, lo stesso che a mettere il naso tra la piuma d'un passerotto di nido. E la Raffaella provò qualche– cosa di simile alla disperazione che deve provare la madre che trova il nido vuoto. E si mise a cercare ogni minimo segno della passata presenza. E in questo frugare le venne fatto di scoprire sotto il capezzale un fazzolettino: un fazzolettino ricamato, da donna: c'era una ci– fra : B ; conservava ancora un odore, stanco ma riconoscibile, di violetta: chi adoperava in casa quell'odore? ... Restò col fazzoletto teso davanti agli occhi : le due cocche tra il pollice e l'indice di ciascuna mano. Un'illuminazione. Impetuosa, la Raffaella, uscì dalla stanza, cercò. della Teresina .... la cadnta per le scale, le reticenze della Te– resina, la decisione d'un allontanamento a quel modo, il cambia– mento già del carattere, il deperimento del ragazzo, quell'ultimo atto disperato : tutto era chiaro, appariva in luce. Trovò la Teresina. L'afferrò per un polso senza dir nulla - quella capì a volo e dentro di sé: « Vai, ci siamo)) - la trasse in tinello, si chiuse con lei. E tra le due donne ebbe luogo un colloquio che durò un quarto d'ora. Fin a che punto la Teresina rivelò; fin dove, continuando per proprio conto, arrivò l' intuizione della Raffaella, chi sa? Fatto è che quando la Raffaella, uscì dalla stanza, era una spugna ·inzuppata d'odio: un odio tanto più sordo quanto irragionevole contro « quella donna su)). La causa di tutto era lei. Ma che colpa ci aveva? Se forse non s'era neppure accorta .... Di più, anzi, per codesto. Sùbito dopo la vendemmia i campi pigliano l'aspetto di andati in miseria. A vista d'occhio l'ingiallire dei pampani, e poi, staccati questi per farne strame, le viti spogliate_ E cominciano i giorni di pioggia: quella pioggia che dura le giornate intere, quei cieli uni– formi, quelle nuvole pregne che sfrangian sui monti : è lontano digià il ricordo dell'azzurro che pare non debba tornare più. Comin– cia l'agonìa delle foglie-ticchettate e stillanti e l'odor di marcito nel– l'aria. Lustrano i campi preparati per la semina, bruni; ma nella nebbia giù lungo i fossi vaniscono i ciuffi rossicci dei salci. La melanconia che la campagna ave,a sempre infuso in Bea– trice anche nella bella stagione allorché tutto è un fiorire e ogni sasso à 1~ sua gioia, ora, in quel pianto, in quel tedio d'autunno inoltrato era una cosa atroce. Ella aveva sempre pensato che l'au– tunno in' campagna avrebbe do,uto essere insopportabile. E ecco BibliotecaGrnoBianco

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