Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
Pe_l _ teatro lirico 307 ma nel vezzo déclamatorio che da Wagner direttamente discende. Il novanta per cento delle opere apparse in questi ultimi quaranta anni fanno pensàre all'arringa dell'avvocato penalista o all'ora– zione di un comiziante piuttosto che al linguaggio di un poeta. • vVagner sciolse il canto dai legami delle forme chiuse costruendo nell'orchestra il suo edificio drammatico e lirico: ma la grande rivoluzione ebbe, come sempre accade, i suoi profittatori, ed ecco i musicisti minori trarre da essa tutto l'utile possibile, eccoli àffer– rarsi aJl'àncora di salvèzza che il reo-itativo continuo offriva loro, buttare a mare il pericoloso fardello del canto e delle forme chiuse implicanti responsabilità quanto mai grayi. Ed ecco sfilare davanti a noi, conseguenza logica di tanta sfrenata libertà, tutte le opere che hanno l'aria di saperla lunga, c]:ienon tollerano la romanza del tenore, perché, dicono gli autori, non si è mai visto un uomo che racconta i fatti propri accompagnandosi con la chitarra (quasiché fosse dato di incontrare ad ogni passo uomini e donne che si espri– mono a traverso l'oratoria del recitativo musicale), che ci presen– tano episodi di vita preferibilmente medioevale con il relativo con - torno di giullari, amori clandestini, ancelle sqspirose, battaglie càmpali, assedi, ecc. Ecco il melodramma storico-verista per mezzo del quale scopriamo che Cristoforo Colombo era tenore, Francesca da Rimini soprano, Romeo tenore; e fortuna che la storia contem– poranea non è stata anc6ra toccata, altrimenti ci toccherebbe di vedere e Gariba,ldi, e Vittorio Emanuele, e Cavour sulle scene del teatro lirico ad esprimersi con voci che non avremmo mai sospet– tato in loro. Tutto ,è lecito di fare all'artista ed anche di dare a personaggi storici una vita, diremo così, can9ra : ma deve esserci musica allora e capacità di dare al personaggio un carattere musi– cale e l'arte di far nascere i contrasti proprio dall'urto di ca,ratteri musicali diversi così· come hanno saputo fare i grandi da Mozart a Verdi, da Rossini a Wagner. Invece il personaggio storico è de– stino che si esprima come un oratore di piazza o come una sartina innamorata a seconda del suo sesso; e siccome la stessa sorte tocca al personaggio non storico, che meraviglia se alla notizia di un'ope- ra nuova tutti si ritirino nel guscio come le tartarughe di fronte al pericolo? Ohe meraviglia se opere confortate·dal grande successo della prima sera passano immediatamente nell'archivio degli og– getti dimenticati ? Nessuna meraviglia che opere del genere ad altro non descano che a spargere noia : prive di atmosfera, inca– paci di suscitare un'emozione, esse altro non sono che la polvere fastidiosa sollevata dal passaggio del gran carro wagneriano. Ma a guardare bene e a non lasciarsi prendere dall'umore nero c'è da scoprire in mezzo a tanta palude qualche isolotto saldamente ibliotecaGino Bianco
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