Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
298 E.' De Michelis - Non si v,este dunque 1 ? - disse il direttore. Sorrideva del suo falso sorriso, con l'aria di chi ha vi-sto altre. volte l'identico effetto dell'identica causa e partecipa a fior di labbra a ullla festa nolil sua; Attilio si vergognava di essere così stupida– mente felice, ma non riusciva a calmarsi. - Scusi. N OIIl capisco più niente. Si ·rifugiò in camera per essere solo; tutta quell'oocitazione di gioia gli dava una, voglia di ride·re, di gridare, di fare cose stupide e assurde; aveva bisogno di restare solo per diminuirne l'intoo,sità fino a poterla godere. Il passato che tante volte egli aveva sep– pellito sotto l'apparente rassegnazione, si accorgeva ora che era rimasto vivo, veniva a, galla improvvisamente in una volta sola come se fosse di ieri. _Le lacrime, l'atonia spirituale succeduta alle lacrime, erano quelle il più remoto passato : come una pa– rentesi che si chiude, e poi si riallaccia il discorso al discorso di prima. Ven111eGuido a chieder notizie. Soltanto 'per riguardo all'amico ripeté Attilio a sé e a lui l'impossibilità di es,ser guarito davvero, i molti casi 111oti à entrambi di ricadute del male a poca distanza dalla cosiddetta guarigione; ma la, gioia gli brillava negli occhi, che IIlon andavalilo d'accordo coo. le parole, più forte di ogni ragio– namento. Certo, certo,: chi vive sa di dovere una volta o l'altra morire, ma intanto, la sua forza è di sentirsi vivere. Lo aiutarmo a preparar le valige. Progetti di ciò che avrebbe fatto domani, dopodomani del suo tempo libero, orarii di trooi, perso111e 1110n più riviste da oltre un alllno gli occupavano tutti i pen– sieri impedendogli di essere per l'ultima volta compagno ai com– pagni di cura. Dire« guariremo)) lllOIIl è lo stess,o ché dire« guarirete anche yoi )); c'è fra un'espressione e l'altra la distanza che separa dal mo1t1do dei vivi quelli che aspettano di morire. Tutta-via il giorno dopo, quando era già in automobile· e ilil.torno · gli si affollava.ino gli amici per dargli la mano, una tristezza gre,ve prese il posto della gioia durata finora; e quelli credettero che fosse la pena della separa,zione, ma non era q_uèsto. Si rivedeva all'arrivo, stanco, disfatto, pieno della p•aura .tisica della morte e della dispe– razione di vivere; e quello stato d'runimo gli ritornava a, far male come sapendo dentro di sé che tutto si sarebbe ripetuto nello stesso modo, che partire era iinuitile, iinutile fare nessuna cosa che o prima o dopo l'avrebbe ricondotto li. - Scrivi, - disse Guido col suo sorriso che sembrava una smorfia tanto gli scopriva i ,denti tirallldo la. pelle del volto tSma– grito. - Ne dubiti·? - rispose Attilio; ed egli noo. riusciva, a sorri– dere perché qualunque movimento d~i ·muscoli della faccia avrebbe facilitato l'afflusso delle lacrime. BibliotecaGino Bianco
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