Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
29i E. De Michelis vivere più nelle oose che facciamo o diciamo fuori di noi ma iJn un elemento intimo e ricco noto a 111oi soli: a noi due, iJntend,o. Vedi, 1110nave-va mica occhi eccessivaimente grandi 111ébelli, forse; io sono pronto ad ammettere che niente fosse in lei di 1110-te– vole e so che molti la giudicano i111sigmificante;eppure so ooo aJ.– trettanta certezza che è bella oome nessuna. Oapisci questo? Lo dico c,on enfasi, perché capisco che deve sembrarti una frase ridicola;· ma dentro di me non mi pare una frase ridicola e la dico 111•atural– me111te:perché 111asco111der1ò? C'era qualche: oosa nel suo modo di camminare, di p,iegare il capo, di parlare (a Venezia tutti parlano il dialetto; anché lei, ma era u111'altraoosa), ebbene Ìlll tutto quanto. faceva c'era qualche cosa di diverso dalle altre donne: più dolce, capri.sci?; amebe ·questa ti sembrerà una frase, ma dava proprio l'impressione d'i u111a spiritualità tutta nuda. . So quello che vuoi dire. Tutte le donne hanno in sé U111a loro dol– cezza; ,ma ci commuove solo quella che è 111el senso nostro. iMica con tutti si può camminare a passo per istrada; -ora io 1110n voglio mica dire che u111 passo che no111 si acoorda ool mio è brutto, oerto sono belli anche gli altri, anzi soltanto gli altri; ma tuttavia 11mio passo si accorda soltanto con alcuni. I111somma l'amavo e sapevo di amarla; o meglio, sape'Vo che avevo bis-og,nodi lei, di vederla, di sentirla, di :stringerla, capisci?; e questa sofferenza è l'amore. Del resto 1110n gua,dagmavo gra,nché, ma nel mio ufficio ero fra quelli che guadagnavamo di più; poi qua!Ildo ci si sposa dànno un assegmo speciale; avremmo potuto vivere, senz.;1lussi ma senza mi– seria: 1110n è la felicità, vivere eon chi si ama? Se 1110,n è quèsta,, 1110n so pToprio quale. Una sera piove, lei è sen~a ombrello, mi offro di aocompagmarla. Sei stato a Venezia? Le calli sembrano fatte apposta per cammi– narvi in due. Lei mi è così vicfa1a che soo,to l'odore dei suoi ca– pelli; 111•on altro profumo perché non ne usava, solta111to l'odore dei suoi capelli. Hai mai capito tu che legame c'è fra queste soosazioni fisiche e l'anima nostra? Tutta l'anima, mia era ili quella vicinanza, in quell'odore; così ho trovato il coraggio di dirle che l'amavo. Oh, due parole; e mentre le pronunziavo sapevo, -:- sapevo, capi– sci ? - che sarebbe stato di no; lo sapevo tranquillamente come se fossi già rassegnato a ridere dell'inutilità della mia audacia. << Ma– ria», le dico. È un nome comune, •è vero?, Maria; ma dolce come nessun altro .. Fa venire in mente soltanto cose soavi. E lei mi ri– sponde che mi vorrebbe abbastanza bene per dirmi di sì, ma che ama un altro: un altro che è lontano, che forse non l'ama più, ma in qualunque tempo torni dicendole <<vieni», lei andrebbe : non può promettere che non andrebbe se fosse chiamata. Capisci ? Non era mica un n~; bastava che io avessi fiducia nel mio amore nella forza del mio amore; ma io non ho avuto né forza né coraggio'né presenza. . Biblioteca Gina Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy