Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

L-ivio e la stor-ia della storiografia romana 291 teriore all'Impero, in cui le condizioni della vita pubblica erano cosi profondamente diverse. Per fortU:na', a cavallo tra le due età, Livio aveva finalmente chiuso con il suo capolavoro lo sviluppo progressivo dell'antica sto– riografia. Nato nel 59 a. C., giovinetto quanào la morte di Cesare diede il segnale dell'ultima lotta per la libertà, egìi era anc6ra in grado d'intendere e di rivivere l'antica stòria repubblicana e in par– ticolare la storia dei terribili contrasti tra cui essa si era chiusa. Ma quei contrasti, quand'egli scriveva, erano superati, e il mondo romano era placato sotto l'impero di Augusto. Egli sapeva ·dunque che l'antica storia della libera repubblica si era chiusa, definitiva– mente chiu~a; ma era in grado di intenderla e di narrarla parteci– pando in spirito alle sue drammatiche vicende, come non sarebbero ma:i-più stati in grado di fare, tre secoli dopo, gli .scriptores histo– riae Augustae. Questo dà a tutto il suo ·racconto una conchiusa grandiosità che s'accompagna con un nobile e commovente senso di pacata nostalgia. Questo gli permette di rivivere gli antichi con - trasti ma senza più esserne travolto, come accadeva agli annalisti precedenti, i quali correggevano gli stessi fatti secondo che appar– tenevano al partito dell'oligarchia dominante o a quello degli av– versarii di essa. E perciò tutti i grandi antichi, anche se tra loro fie– ra,mente contrastanti, come Scipione Africano e Catone, potevano rivivere nella prosa di Livio in una immagine idealizzata e lu– minosa. Questo, insieme alle singolarissime attitudini di artista di Livio e alla mirabile intuizione ch'egli aveva, secondo la efficace espres– sione di Niebuhr, del concreto particolare umano, i;;piega la gran– dezza e l'efficacia dell'opera colossale a cui egli, con piena dedi– zione, impiegò tutt!l,, può dirsi, la sua vita. E questo contribuisce anche a spiegare perché, dopo Livio, cessasse di colpo, tra i Latini, quella serie continua di rinnovate elaborazioni di tutta la storia romana che s'erano fatte fino allora. Dopo Livio, lasciando da parte gli antiquarii e gli epitomatori come Floro, Eutropio, Orosio, nes– ·suno entrò in gara con lui e nessuno, salvo qualche :filologo, si ricordò più degli annalisti più antichi. La storia di Livio era e rimase per l'antichità, la definitiva storia di Roma fino ad Augusto. Tanto più che quel passato, il quale era stato fino allora vivo ed ope– rante, moriva o pareva morisse negli animi, e le condizioni mutate creavano nuovi interessi e richiedevano anche forme, almeno in parte, nuove. Fino a Livio pertanto gli storici romani si erano bensì occupati delle vicende del presente; ma più che storia contemporanea ave– vano scritto essenzialmente -storia del passato, compresi quelli che più si sforzarono d'emulare i Greci come Celio Antipatro o Sallustio nelle sue Storie. Al contrario, per l'appunto, degli storici greci i

RkJQdWJsaXNoZXIy