Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
290 G. De Sanctis Quando si chiuse la seconda guerra punica, s'iniziò immediatamente l'espansione nell'Oriente ellenico, quando si chiuse 1~ prima gue~:ra Macedonica col ritiro delle truppe romane dalla pe1;1.1sola Balcamca e la proclama,zione dell'indipendenza dei Greci, i fatti s'affrettarono a dimostrare che quella conclusione era instabile e che era impos– ri:ibilea Roma arrestarsi sulla via dell'Impero. E dopo la caduta di Cartagine e di Corinto e la fondazione delle prime provincie trasma– rine, si pose immediatamente n problema degli effetti che la fon– dazione -dell'impero doveva avere negli ordinamenti politico-sociali del popolo dominatore ; e tale problema si dibattè nel Foro e sui campi di battaglia per oltre un secolo, dal giorno in cui Tiberio Gracco, facendo illegalmente destituire il collega Ottavio, iniziò la rivoluzione, al giorno in cui Ottaviano, con la battaglia di Azio, divenne unico signore dell'impero romano. Perciò le storie che s'ar– restavano all'uno o all'altro di questi avvepirnenti e guardavano tutto ciò che precedeva alla luce del punto d'arrivo, si chiarivano subito monche ed insufficienti, perché il punto d'arri:vo era in realtà un punto di partenza e il processo nuovo che si iniziava modificava la visione dei processi che l'avevano preceduto. A dir vero nella storia ogni punto d'arrivo è anche un punto di partenza; nìa vi sono pure conclusioni relativamente durevoli, mo- . vim.enti alle origini impercettibili, che solo assai alla lunga si .fanno sentire nei loro effetti. Così fu del principato di Aug11sto. Esso chiuse l'èra delle grandi conquiste non meno che quella delle lotte sociali e civili e diede al vasto impero che Roma aveva fondato quel– l'assetto territoriale e -politico che rimase poi sostanzialmente im.-• mutato per oltre due secoli, i secoli tipid della « pax Rom~na )). Così dunque tutta la evoluzione dell'antecedente storia-romana giungeva in fine ad una conclusione relativamente stabile, da cui ,, essa poteva essere tutta valutata e illuminata. Questo era dunque il momento in cui, data la strettissima re!azione ohe in Roma più che altrove, com.evedemmo, era sempre stata tra la storia che· si fa– ceva e quella che si scriveva, la storia romana poteva essere narrata in modo relativamente definitivo. Anche per un'altra ragione. La 'fondazion~ del principato il rac– cogliersi cioè dei poteri statali in mano di un solo, il « prindeps )) il primo citta~ino,. mutò radicalmente l'aspetto della storiografia, che con la vita d1 Roma continuava sempre ad essere strettamente connessa, la storiografia si avviò ad essere non altro che biografia di principi, in quanto appunto i principi impersonavano lo Stato. La evoluzione non è compiuta anc6ra in Tacito, è compiuta e defini– tiva negli « scriptores historiae Augustae )). Un tale pi'ofondo muta– mento nelle condizioni della vita pubblica e in quelle della storio– grafia doveva, data- appunto la natura della storiografia romana aderente alla vita pubblica, produrre l'incomprensione dell'età an: Biblioteca Gino Bianco
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