Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

Livio e la storia della storiografia romana 285 coll'incremento che prende il gusto dell'erudizione, i documenti si moltiplicano, anzi si costruisce qualche volta., in base ad essi, il racconto stesso. Così Aristotele arricchisce ·di documenti la sùa Rep1.tbblioa degli Ateniesi e su di essi, bene o male interpretati, ricostruisce la evoluzione costituzionale d'Atene. Così Polibio gode d'aver potuto avere alla mano e di poter presentaré ai lettori la traduzione autentica dei più antichi trattati fra Roma e Cartagine e in base alla sua,_interpretazione del testo di essi, costruisce la sua storia delle relazioni antichissime fra le due città. In Roma non mancarono gli antiquari, quelli che si dilettavano di raccogliere « foedera regum )) o di compulsare e magari ripubblicare gli « an - nosa volumina vatum )). Ma gli storici, di regola, non avevano il gusto del documento, e il senso della sua importanza. Eccezioni an– che qui non mancano e prima, di tutti il vecchi9 Catone, il quale ha nella storiografia romana un posto affatto isolato, ma in Livio, in .Sallustio, in Tacito invano si cercherebbe i.l testo autentico d'un trattato, d'una legge o d't'Ln « senatus consultum )). Livio non si può neanche provare che abbia usato mai direttamente un documento qualsiasi. - Noi non riusciamo a concepire uno storico il quale, se si tratta d'antichità non sia anche un epigrafista e, se si tratta di storia medioevale e moderna, non sia anche un paleografo e frequentatore · d'archivi. I Greci erano in fondo sulla stessa nostra linea per quanto in misura assai più modesta, i Romani no. Se ne vuole un esempio caratteristico ? Livio aveva. narrato che Cornelio Cosso, come tri– buno militare, aveva nel 437 a. C. ucciso in una battaglia, in cui i Romani erano comandati dal dittatore ,Mamerco Emilio, il re dei Veienti Tolunnio. Ora Augusto, restaurando il tempio di Giove Feretrio, ebbe occasione di vedervi la corazza di Tolunnio dedicata da Cosso e di riscontrare che la dedica era fatta da Cosso come console, cioè nel 428 e non nel 437. Ne scendeva che il racconto dato da Livio in base ai testi degli annalisti era sbagliato e che bisognava costruirne un altro con diversa cronologia sulla base del documento. Ciò non avrebbero mancato di fare Tucidide o Polibio e di trarne tutte le conseguenze necessarie intorno agli annalisti che davano una cronologia tanto fallace e di cercare soprattutto se c'erano do– cumenti analoghi con cui· rettificare anche altri dati dello stesso .valore, che gli annalisti fornivano. Livio si contenta, dopo fatto il racconto secondo gli annalisti come se fosse vero, di aggiungere semplicemente che è da ritenere che esso sia falso : « Titulus ipse, spoliis inscriptus illos meque arguit consulem ea spolia Cossum cepisse ;.hoc ego, cum Augustum Caesarem se ipsum in thorace lin– teo scriptum legisse audissem, prope sacrilegium ratus sum Cosso spoliorum suorum Caesarem subtrahere testem )). « Audissem >> ; cioè non si era punto curato di verificare egli stesso e non gli era nean - ibhotecaGino Bianco

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