Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

284 G. De Sanotis , conta, perché invece di assodarlo faticosamente, non lo si può inven– tare? A questo principio s'è ispirata una gran parte dell'annali– stica romana e specialmente Valerio Anziate, famoso per le sue menzogne. Bisogna dire del resto che di tutta questa colluvie di ag– giunte e di alterazioni rispetto ai dati genuini della tradizione, se una parte era falsificazione consapevole, una parte notevole era in– trodotta in buona fede o quasi. Data l'assenz~ dello spirito d'inda– gine e della coscienza critica, come non illuminare il passato alla luce del, pur diversissimo, presente? e come resistere alla tenta– zione di pigliare e dare per vere quelle amplificazioni, quelle inter– pretazioni, quelle integrazioni che il presente suggeriva? Ad arric– chire a ogni modo di menzogne, quanto meno, di alterazioni l'anna– listica collaboravano del resto, con la indifferenza pel particolare, la vanità nazionale e la vanità gentilizia. Quando Roma era divenuta padrona del mondo, pareva indecoroso o poteva·anche parere di fatto erroneo ammettere che avesse ricevuto una sconfitta dai Volsci e dai Veienti; perciò la sconfitta si attenuava ovvero le si faceva se– guire immediatamente una vittoria strepitosa, o pareva anche inde– coroso per Roma o maga,ri inammissibile e falso che fosse registrata come una grande vittoria una scaramuccia con gli Equi e coi Volsci nella quale fossero caduti due o trecento nemici. Perciò le cifre dei nemici caduti si moltiplicavano, si portavano a migliaia e a diecine di migliaia e non si badava più se piccole tribù come i Volsci e gli Equi, dopo una battaglia in cui avrebbero subito perdite tali da prostrare una grande nazione, passati pochi anni tornavano tran– quillamente all'offensiva,. Il guaio poi è che siffatte alterazioni non erano facilissime a riconoscere senza quell'indagine critica da cui gli storici romani, per .le ragioni che vedemmo, si astenevano, e perciò accadeva che anche uno storico onesto ed assennato come Livio troppe volte ripe– teva senza ad darsene le fantasie- menzognere di un Valerio Anziate o d'un Licinio Macro e della mendacità loro si avvedeva solo quando già dei loro annali aveva fatto largo uso. · Strettamente connesso con questo difetto è l'altro difetto capi– tale della storiografia romana. Incurante. del particolare, aliena dalla indagine, ·essa non ·ama e non ricerca il documento. Nella storiografia greca il documento, usato direttamente,_ appa,re già presso gli scrittori più antichi, come, curiosità inserita nel racconto ovvero allo scopo di dargli maggiore varietà e ricchezza. Così in Erodoto sono testi di oracoli o di epi. . grammi sepolcrali ed onorari ; così in Tucidide sono testi originali di trattati, che fanno parte integrante del suo racconto 1 ) e poi, 1 ) Vedi all'uso del documento in ·l'ucidide le assennate os:servazioni di A. Mo– MIGLI4NO, La composizione dcUa storia di 1'uoidide, in Mem. deWAoo. di T~rino LXXVII (1930), p. 30 segg. . . ' ; BibliotecaGino Bianco

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