Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

Lettere di Edoardo Sca·rfoglio a Olga Lodi Ossani 267 ohecché voi ne pensiate, mi ha amato con tutta la sincerità del suo cuore. Voi credevate ch'ella fingesse per poter cantare a San Carlo. Ebbene, appena ha sentito ch'io cominciavo a raffred– darmi, ha mandato al diavolo San Carlo! Credevate che restasse con me per interesse pecuniario ! ebbene il oforno stesso che ci • ' b siamo lasciati, ha avuto 3000 franchi per cantare 15 giorni : e io certo non avrei potuto pagar cosi caro il suo amore. Povera Gabriella! Compatitela e compatitemi. Vi stringo la mano con cordiale amicizia. E. SCARFOGLIO: XI. YACHT FANTASIA Mercoledì. Cara Olga,, La mia povera amica è morta oggi a mezzogiorno. Io non ho alcun rimOl'so di questa tragedia, poiché fra noi non vi è mai stata una parola amara, mai un distacco definitivo, tanto ch'ella era venuta a trovarmi qui prima di partire per l'este:ro, cosi come venti giorni fa io venni a Roma per stare due giorni con lei; ma ne rho un dolore acuto e profondo, un vero dolore fisico dalla parte del cuore, e non posso liberarmi dall'osses·sione di quella forma che si è piantata nella mia memoria e non ne vuole escire. Per tutta la vita io avrò quella dolce e triste figura nel mio spirito. Voi l'ruvevate molto mal giudicata, avete visto col fatto. Non era una natura volgare, amava veramente, con una cecità, con una passione che non voleva piegarsi alle dure necessità della vita. Fallito il suo sogno di passare al teatro, essendosi staccata dalla sua famiglia dopo che sua madre era impazzita, avendo ormai una ripugnanza invincibile pel caffè-concerto, ella s'era attaccata a me ~ome un povero lichene alla roccia, e non concepiva la necessità e la possibilità della separazione. Mi ci è voluto un anno a per– suaderla dolcemente dell'assurdità della vita che menava qui. Parti senza piangere, facendo!<i violenza; ma già dalla stazione di Roma mi scriveva una lettera d'una tristezza ineffabile, e poi tutti i giorni, da tutte le città ove il destino la trasse, continuava a dirmi l'impossibilità di viver lontana da me, a richiamarmi supplicando. Quando la rividi a Roma, era irriconoscibile. Mi disse ohe lungi da Napoli ella si sentiva mancare la vita; che s'era rassegnata fin– ché aveva potuto restare in Italia, ma che, costretta ora ad andare all'estero, si sentiva morire. BibliotecaG.no Bianco Fondazione Alfred Le\\7Hr Biblioteca Gino Bianco

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