Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

E. ~- REMARQUE, Der Weg zuriick 383 fece l'autore famoso, nessuno aveva pensato che a quel libro ne dovesse succedere un altro. Sentivamo nato un libro, non un autore. Remarque era quel tal suo libro, quella tale impressìone lacerante e sconvolgente suscitata dalla guerra in lui. Aveva sentito intensamente il tragico della guerra; lo aveva detto. S,e ci facevamo ad analizz;i,re, anche nel primo romanzo, quelle parti ,che si aUontanavano dal pathos delle trincee bom– bardate, trovavamo l'autore meno interessante, meno investito dalla raffica dell'innervazione creatrice. Nel secondo rqmanzo la guerra è dap– prima una ricapitolazione, e poi diventa, ·a pace fatta. un trauma della psiche, un incubo degli stati crepuscolari della coscienza, uno spettro. Resta essa pur sempre il meglio anche di questo volume. Remarque l'ha nelle midolle; senza, la guerra, •è possibile pensare che '?gli nou avrebbe mai scritto una pagina. I personaggi anche del suo secondo libro sono tutti ,soldati. Nient'altro che soldati. Tali li ha fatti il guerreg– giare; non possono svestirsi di questa loro seconda natura. Reduci dalla guerra, es!>i sono tirannt:}ggiati dalla loro psicologia di trinceristi aJ. pari di Remarque stesso; e si direbbe sia comune a tutti la sua esa,spe– rata e declamante sensibilità. Perciò si somigliano. V'è poco distacco di caratteri. Tutti sentono quasi su la, stessa scala, esprimono quasi con lo stesso timbro, una condizione d'animo identica. Detestano la guerra quale autrice del loro male supremo di non poter trovar pace; ma la, de– testano come si detesta un amore che, annidato nell'anima, ci tormenta di non poter pensare cosa alcuna senza che esso ci sia,. Hanno come aspi– razione ideale una struggente nostalgia della pace e della fratellanza umana; ma infine sono costretti a· concludere che la pace è nulla più di un vocabolo. Il mondo non è mai in pace, benché non sia sempre sotto la mitraglia. Quand'anche tuttavia fosse perfettamente in pace, che cosa potrebbero farci essi, poveri uomini agitati dall'aver la guerra. nel sangue? Sono infatti elemeuti di disordine. Diciannòvisti. Gente per la quale non ,esiste la legge di adattamento, questo singolarissimo privile– gio dell'uomo. Rappresentano un momento di transizione, che nella sto– ria porta appunto come nome uua data, il 1919, e lo porta forse con più intero significato in Germania che altrove, pqiché ivi la smobilita– zione, avvenuta nell'acerbità della sconfitta, degenerò nelle forme tra– giche della guerra civile. Le turbate coscienze di questo momento della storia, nel quale l'adattameuto fu più difficile, il passaggio dalla p,sico– logia di guerra a quella dei tempi normali più ostacolato, Remarque ha voluto ritrarre. · Non l'ha fatto con grande arte di romanziere : perché le sue qualità di romanziere sono mediocri; impossibile prendere interesse ad alcuno dei suoi personaggi, o anche semplicemente determinarne la fisonomia, isolarne il modo di pensare individuale da quello generico conveniente a una polemica contro la guerra,, affidata ad uomini che poi sono in fondo, soldati e guerrieri. Perfino quell'unica figura, Ludovico, che da prin– cipio a noi si è imposta per un suo proprio colore, per una sua fedelt.à cavalleresca e malinconica ai campi di battaglia e alle sorti dei com– pagni, nonostante la colica maligna che lo distrugge, diventa da ultimo · un repertorio vivente di malattie, un manichino mal fabbricato e al-

RkJQdWJsaXNoZXIy