Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

-A. MUNTHE, The Story of San Michele 381 un dottore. Dal punto di vista def registro delle pròfessioni non v'ha dubbio in proposito: è propdo l'autobiograifia di un do,ttore svede~, che diventai medico alla moda, a Parigi e a Roma, ma per rifarsi della sua clientela chic va ogni tanto a Capri, dove s'è costruito una villa così in alto che per arriva,rci bisogna salire settecentosettantasette sca– lini, e -per giunta, fenici; colà, issato si sente riavere tra analfabeti ùi cuore e animali pieni di sentimento e, magad, di spirito. • Ma per chi tiene ai connotati spirituali, direi piuttosto che ,è l'au– tobiografia d'un uomo fortunato; e fortunato anche perché magnetiz– zatore. A lui il gorilla del Giardino zoologico _aprirà spontaneo la, mano - dove un ascesso è cresciuto, e la signora inglese che ha iilus-o colla sua gravidanza tutto il corpo medico di Roma rivelerà, al suo- occhio pene– trante la. vanità della sua deformazione. E poi non soltanto egli ha la fortuna di viv(lre in momenti eccezionali, ma anche di capitare proprio dove è più interessante vedere l'umanità. Io son c(lrto che se anche mi fossi trovato a Messina al tempo del terremoto non sarei anda,to certa– mente a finire in una ca,ntina che ospitava dei galeotti scappa,ti; e se fossi stato a Napoli al tempo del colera, nessuno mi avrebbe chiamato come dottore a un monastero di •sepolte vive. Queste avventure da ro– manziere capitano soltanto a degli'uomini fortunati_come il dott. Mun-_ the, e con ques,ti -contras,segni mi domando perché non abbia fatto il generale, o non sia andato più ,spesso a Montecarlo. Questi son affari che lo riguardano. A noi riguarda soltanto il bel racconto che ci ha lasciato . .Si tratta di un di quei libri che non soltanto fa piaicere aver letti; ma, che fan .venir voglia di dire agli altri di leg– gerli, perché la loro anima si illumini dello stess!Osorriso che ci ha illu-– min,ati quando li abbiamo letti. Libri come questo mi pane che li vorrebbe Papini, che anatemizza gli eretici e i ,romanzieri. Qui non c'è intreccio, ma umanità, e il romantico è dato da un'abbondanza di figure e di mondi che non ci lascia mai 8,llJ– noiare. Castelli e· marciapiede, grande albergo internaziona,le e osteria italiana, cani e uomini, professionisti della medicfua e suore, contadini ~ pescatori, visconti e co,cott~ beccamorti e imbalsamato,ri, miliona.ri e mugic, pittori e scrittori, scimmie e civette, farmacisti e reduci d i guerra, storie d'ipnotismo e avventure macabre, Lapponia, Parigi, Roma, ignoti e celebrità come Guy de Maupassant fra le sue rovinose ammiratrici o William James al letto dell'amico Myers morente, di cui aispetta il messaggio che dall'àl di là gli provi la vita futura- col metodo positivo .... Vorrei escir dall'elenco, ma sento che cascherei nell'altro sproposito di citare e di tradurre. È un libro dove si incontra spesso la morte. Eppure è pieno di vita. Anzi è un libro ~he incoraggia a vivere. La morte è l'altro personaggio del dialogo. La vita è rappresentata dal dott. Munthe. Egli n'esoo, come tutti noi, spesso scon,fitto. Sa, come ognuno di noi, che alla fine sarà sconfitto. Ma il bello sta nel lottare con una certa nobiltà. E il gusto del Libro è dato dalla simpatia, che parla in ogni pagina, per gli esseri che lottano, che vivono e non per sé Sl()ltanto, ch(l sar3JIIJilodivorati dalla morte, e li troveranno la più rischiosa e attraente avventura. Questa simpatia diffusa spiega il success9 non momentaneo del libro. I' Gino Bianço

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