Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
... 380 G. PIOVENE, La vedova alleg.ra bito nella sua mente, èhiaris,simo, come -sefos,se apparecchiato da t~mpo, e comandato da una molla: - Mi fermerò. Non è nulla. Vivrò. Sono già salvo. - Subito la, sua mente s'atta,c,cò a quel pensiero con tenacità, come le sue mani, se l'avessero trovato, avrebbero preso un appiiglio. ~ Mi fe1,merò. Non mi farò male. Vivrò. - Intanto precipitava: quel pen– siero, a cui aderiva la· mente, parve arrotolar,si s;u -Elf ,stesso, come le foglie che, appena toccate, s'accartoociano a spira,le: arrotolatosi, s'ina,– ridi, si staccò come una foglia secca. Francesco continuava a pensarlo, anzi cercava di pensarlo sempre più intensamente: ma, la mente, nel grande -sforzo di rimanervi unita, parve distaccarsi anch'essa; e mentre Francesco ripeteva intensamente quelle parole, non erano più sue, come quelle che si formano nel capo del ghigliottinato dopo la. morte. La vita era passata tutta nel resto del corpo, che s'era liberato di quel falso pensiero·: e :tieusciva un grido di spavento, che Frl1ncesco udendolo non capiva, perché era come decapitato: un grido che fondendo l'aria cre– sceva, e a lui sembrava il fragore del vento tagliato, un rombo• che gli veniva incontro da valle. 'l'utto questo passò in lui in meno di un se– condo, come se il tempo si fosse rallentato o accelerato il pensiero. Fran– cesco ,si fermò su uno sperone ,sporgente non più di dieci metri sotto il luogo dov'era caduto,,. ' · Bisogna aggiungere subito, che per una di queste esageTazioni, ci -sono nel libro cento esempi di v,erità e di misura. Ma non è questo il Piovene che a_me piace di più. Preferisco il « vi– sivo ll, quello che con maggior proprietà avrei dovuto chiamare il cc sen– soriaLe >>. E qui vorrei anclie distinguere •fra. un Piovene raziocinante e un Piovene commosso. Confessata ambizione di questo scrittore, è quella di crear,e il fittizio per non sentir -l'essenziale: s'indovina ch'egli s'af– fida al cervello perché diffida del cuore; e scommetto che poèhi paven– tano come lui l'ingenuità. Partito preso: ed è bene che sia cosi: allora, e quando si posseggono aristocrarhia espressiva e vero ingegno come Guido Pio.vene, diventa soltanto questione di metter le briglie a.Ua dia– lettica e di lasciarsi sgorga,1,e. PIIDR'Ò NARDI. .AxmLMuNTHm, The Story of San Michele. - Dutton, New York, 1930. $ 3. ' Il terreno che sta fra la. verità e la poesia è,una No man's land- dove -chi si arrischia lascia spesso la pelle. È più facile ,scrivere un libro tutto verità· o tutto poesia, che uno che costeggi questi due pericolosi terreni. Coloro che vi ,si:las1ciano attrarre lo fanno con un certo imbarazzo e vanno tutti curvi, come sotto il fuoco. ' Il dottor Axel Munthe l'ha fatto di proposito e con di~nvoltura. Fr~ i ~olti santi che cita, avrebbe fatto bene a ricordare quello degli scrittori (chi è ? for>se,San Girolamo) che gli ha permes,so di arrivare ,;8Ua fine senza troppi sdruci. , · C'è chi ha detto che la « Storia, di .Sàn Michele J> è l'autohiog:raifìa <li BibliotecaGino s-ianco
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