Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
376 C. Z.AVATTINI, Parliamo tanto di me scoPoio irastico; preferisce librar.si in un'atmosfera leggiera e familiare, come i palloncini dei ragaz zi. Cita rne qua.lche passo, servirà meglio che rag·io11mrcisu. ' Lo ,spirito familiare che accompagna Zavattini nel suo viaggio nell'al di là («il modo sbrigativo e franco del mio interlocutore, il suo contegno di defunto serio ,e riservato, me lo avevano reso molto siimpatico ») strada facendo, gli narra, di quafohe caso occorsogli quand'era in vita. « Ascol– tate: Un giorno passeggio per il mio giardino, vedo una mosca prigio•– DJiera,in una, tela di ragno tesa, tra due rami. ' Destino', penso. Sto per allontanairmi, mi viene un'idea: tolgo la mosca, daUa rete. ' Destino', penso. Ma un minuto dopo torno a mettere la mosca in prigionia. Quale sarà il destino di questa mosca? 'frascorsa un'ora sono ancora li a to– gliere e a mettere la mosca nella rete. Quale imbarazzo. Pas,sa il mio vicino Smith. Lo chiamo, lo metto al corrente della cosa in due parole, gli consegno la mosca, mi allonta,no menti,e eg1i se ne sta lì molto per– plesso con l'insetto tra le dita)). La pairabola è piena, e chiusa come un uovo; non c'è un segno, una ba,ttuta che ca,schi fuori. Ecco in pochi schizzi un -corteo funebre: « Il -carro si avviò, e noi quattro dietro, ,sotto il vento, per la strada piena di pozzanghere. Le poz– zanghere avrei potuto evitarle qualc}le volta, ~a, sarebbe stato troppo ridicolo vedere una distinta persona al seguito di un morto, far salti - a destra e a sinistra per non inzacchera,rsi )>, E con quanta evidenza è licenziato quest'altro funerale : « La -~ente se ne andò intanto, che il prete diceva le ultime preghiere, sotto una pioggerella fredda che aveva fatto venir.e lustri i marmi delle tombe e scuro il -cielo,in un minuto >>. Riflessioni ,sugli spiriti: « La gente li calunnia. Con la Sl\la o•stilità, li confina nei palazzi dj,roccati, in soffitta. Starebbero tanto volentieri fra noi, Mi pare di udirli : ' facciamo i buoni e i bravi, ma lasciateci un'oretta qui'. Poverfai, si accontentano di guai~dare, di aé,cosrtarsi rul fiato caldo dei vivi. Inve0e l'uomo, appena si accorge di lo,ro, urla, stre– pita, -chiama i vicini » ; oppure: « nelle case moderni non ci sono gli spiriti. Gli spiriti che passano attraverso la cruna, di un a,go hanno sem– pre avuto bi 1 sogno di stanze molto ampie, di lunghi corridoi. Ridereste per un pezzo se la serva urlasse nel cuore della notte: 'Aiuto, gli •spiriti nel salottino ! ' >>. E sono due tratti, sullo stesso- tema (gli spiriti) di - tono diversissimo. Questi passaggi dal tono pa,tetico .;i, quello• umoresco avvengono così rapidi nello Zavattini che ,spesso ne il'esta a ciascun tono come un rimbalzo, un riflesso dell'altro':, Difficiile è rendere umoristicamente un paesaggio senza alterarlo, senza ,sovrapporglisi; .mai sentite come resta netta e librata in airia qwe– sta mattinàta di Paisqua: « È Pas.qua, anche il sole stamane è arrivato per tempo; anzi, a11zi, con un leggero anticipo. Anch'io mi sento buono, più buono del solito. Siamo tutti un po' angeli, oggi. Mi pare quasi di vo– lare, leggero come sono. Esco di ca,s,a,canticchiando. Voglio bene a tutti. Distribuisco saluti a destra e a s,inistra. Vorrei compiere una buona azione ma è impossiibile, poiché tutti, lo si vede dai voltii ra,ggianti,"hanno– questo segreto proposito». E questo paesaggio alpestre: « Mi piacciono i paesin,i in~assa,ti tra i monti, quattro cm~e, la chiesa, il camposainto a portata di mano. Il camposanto è largo poche spano~, lo cinge un muric- BibliotecaGino Bianco
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