Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
\ ì F. FLORA, I miti della parola 371 vieta di creare nuove distinzioni in seno a, quella, pur tenendo presente 1~ loro necessaria, malleabilità e ;flessibilità, e il richiamo ad un'uruica attività creatrice e formatrièe. , Il procedimento del Flora, che, come s'è visto, consiste invece n_el– l'accentuare, del pensiero crociano, il momento romantico e indetermi– nato del sentimentò, dissolvendo cli volta in volta, l'apparente positività dell'imma,gine nella vita perennemente nuova e fluente ch'essa acquista riproducendosi nella memoria degli ·uomini, filllisce col peocare, difatti, nelle esemplificazioni. Se è, come pare, impossibile individuare un'opera d'arte all'infuori assolutamente delle distinzioni empiriche (e tutti i ragionamenti del Flora non varranno a, farci credere che si possa parlare d'un'opera pittorica senza possedere non soltanto un'esperienza generica dell'arte, ma proprio quella specifica dell'arte che suole chiamarsi pit– tura), spesso avviene chè codesti critici filosofi, pur ricchi di ottime intenzioni, si trovino costretti a farvi ricorso, e sia p'ure come a semplici metafore. In tal caso, le loro distinzioni sono spesso le più. provvisorie e imprecise che possano darsi. A chiunque si sia nutrito del pensiero moderno, la pretesa cli giu– stifi,care filosoficamente una gerarchia tra poeti apparirà a, buon diritto, come appare al Flora, priva di significato. Ma che impressione può fare-i il nostro scritt6re allorché, a pag. 282 del suo libro, emette questa sen– tenza : « Quanti sanno comprendere che anche un grande poeta come il Leopardi è povero di motivi e d'umanità di fronte a chi seppe c:reare la musica di. Clorinda e d'Armida, ·e il mito delle isole della Fortuna?))' dove il motivo dell'asserita s~periorità del poeta della Gerusalemme su quello degli I dilli l';li fonda sul più grosso e fallace dei criteri, quello della . « ricchezza dei motivi», ossia quello quantitativo? Quando poi questo curioso antileopardismo, - di cui deve farsi risalire l'origine a certe ·soverchie limitazioni, di schietto sapor moraUstico, fatte dal Croce nella sua nota dedicata al poeta recanatese, - viene in fondo giustificato dal Flora accollando al cantore dell'Infinito la colpa di aver coltivato una cattiva metafisica ? Spesso le asserzioni del nostro scrittore, particolar– mente nelle pagine polemiche del suo libro, svelano questa specie di :filo– sofica improntitudine, che arl'iva addirittura in qualche punto a fwci rimpiangei'e il con·venzionalismo delle vecchie rettoricp.e. Meglio dunque ci ,convince il Flora allorché, messe da parte le velleità polemiche, e certo tono sprezzante o leggero che mal gli s'addice, .si ado– pera ai suoi delica,ti commenti in margine ad una filosofia che è pur tanta pa,rte della nostra educazione e della nostra vita morale. Egli resta per questo lato ii più esatto interprete, più ancora che delle teorie cro– ciane, dello spirita del Croce, della sua serena religios,ità e dei •suoi atteg– giamenti più profondi e veri di maestro. E senza dubbio l'ideale di poesia Libera e immaginosa· nel cui nome lo ·scrittore combatte, - passione . placata nella contemplazione, sensuale ma pura, immune dalle asprezze - dell'autobiografia e dalle astrazioni dell'intellettualismo,. - è quello stesso che sta in cima ai pensieri dell'autore dell'Estetica: a cui, oltre alla devozione e alla convinzione del discepolo, legano il Flora anche singolari affinità> di temperamento. RERGIO SOLMI.
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