Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
370 F. FLORA, 1 miti della pa,rola che il Croce, e dietro di lui il Flora, assegnano al fatto estetico, diffi– cilmente ci riuscirebbe di varcare il cerchio incantato, e di formulare obbiezioni che tosto non venissero a vanificarsi. Le difficoltà, che sfug– crono al Flora, cominciano invece dal momento in cui, di fronte alle :semplificazioni che si propongono alla nostra mente, i quadri della teoria ci vengono a mancare. Ora., non è stato lo stesso Croce ad inse– gnarci che filosofia non si dà se non sui vivi problemi che la storia ad ogni attimo ci prqpone ? Ed è a,ppunto di fronte all'urgere di tali pro– blemi che ci è permesso eredere che la teoria del Croce, la quale ha il merito di aver messo filosoficamente in luce il momento romantico e ispirato della creazione artistica, sia suscettibile di svolgi~enti e di superamenti, oggi forse ancora imprecisahili, proprio in quell'ordine di ·opposizioni e di· distinzioni in seno al puro fatto estetico, ch'essa ha, negato o trascurato. Si dia, ad esempio, la dibattuta questione dei sensi estetici e della varietà delle arti. Il Flora riprende la tesi crociana, che, come è noto, respingeva ta.Ii problemi alla, pratica e a,II'empiria delle classificazioni mnemoniche, richiamandosi a,ll'unica e incomparabile individualità del- 1'opera, che sola permette il concreto giudizio estetico. E ha difatti buon gioèo a dimostrare che un'opera d'arte, anche la più elementare, implica, una totale esperienza di vita, quale certamente non può esaurirsi nel– l'astrattezza, di un unico senso, staccato dal complesso dell'effettiva ,sen– sib.ilità. Di fronte a un quadro rappresentante un paesaggio, è chiaro ch'io riassumo in me un'esperienza totale, che non solo mi darà le linee e i colori, ma le forme tangibili, la freschezza, delle foglie e il suono del}e acque, e l'aura sentimentale che dà tutto ciò emana. Ma è chiaro pure ch'io .non potrò intendere quel quadro se non poggiando sulla sua con- . creta esistenza di .quadro, espresso in linee e colori : e .che tanto più intenderò l'opera e la ricreerò in me quanto più dominerò le mie perso– nali fantasie e suggestioni aderendo all'oggetto nella sua effettiva e storica espressione. Sono, difatti, proprio le persone di scarso gusto che, cli fronte ad un quadro rappresentante un paesaggio, vedranno uni– (;8,mente un paesaggio, o un momento di vita rivissuto nell'immagina– zione o nel ricordo; mentre il buon intenditore immancabilmente porterà la, i-ma attenzione sul momento espressivo vero e proprio: tutta una, vita, e tutta un'esperienza, in quanto espressa e concretata sotto specie di forma e di colore. Osservazione che si potrebbe ripetere, e forse con maggiore evidenza, anche per la· musica,: la co~ddetta tecnica, anziché ausilio materiale e mnemonico dell'arte, sarebbe invece, in questo senso, un momento essenziale dello sviluppo ·dell'immagine: }_'informe poeticità che s'individua e si fa poesia. Questa deficiente adesione all'opera determinata e reale, provocata appunto dalla necessità posta in via teorica di affrontare l'opera stessa nella sua piena individualità ideale senza servirsi di schemi empirici è il maggior limite dell'estetica crociana, e come tale rimane anche dop~ 1 le ac:1te delucidazioni del Flora. Limite poi tutt'altro che invalicabile, ove s1 ponga mente, come ha fatto la più recente speculazione idealistica a,l criterio in definitiva empirico che ha dettato la distinmone crocian~ dello spirito in una serie cli momènti ideali ; e se ne deduca che nulla BibliotecaGino Bianco·
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy