Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

3138' F. FLORA, I miti della parola potevano dimosfrarsi eocessiive e mal confacenti alla •signorile riserba– tezza del Croce e al carattere stesso dell'attività, sua, svoltasi intera– mente nella sfe;a della più alta cultura, il tono di sincera ed entusiastica devozione del discepolo era tale da riscattare anche le numerose affei'-. ·rnazioni ingenue o esorbitanti. E le pa,gine dedicate al Croce dommavano del resto· ben nettamente su tutto il libro, dove la storia delle nostre let– tere di questo primo scorcio di secolo era, vista -sotto spede d'una pa– lingenesi abbasta,nza, semplicistica, attraverso giudizi spesso generici e· un'insistenza indubbiamente eccessiva su certi fenomeni letterari appa– riscenti ma di poca consistenza, come il futurii.s:mo. Pas&3ndo il tempo, la primitiva adesione al pensiero crociano .è andata, nel Flora, precisando sempre più i suoi motivi: come sta a di– mostrare a-nche il recente libretto della- collezione << Athena », dove il no– stro critico ha ria,ssunto la filosofia del maestro con chiarezza davvero commendevole. Ma se, a differenza- di altri epigoni, i quali sembrano aver trovato nelle teorie crociane nulla più che degli strumenti di chiarifica– zione e di metodo, l'attenzione del Flora, si sposta sulla teoria considerata di per sé stessa, ciò eg1ì fa, come s'è detto, con intento non già critico, bensì semplicemente interpretativo. Ad esempio, il Flo•ra accetta sic et · simplioiter l'estetica, crocia,na, - e sia pure con spirito vigile e facendole credito d'ogni futuro imprevedibile sviluppo, - al solo sMpo dfmetterne in luce la profonda aderenza, e, per cosl dire, la perfetta permeabilità al fatto della poesia. E assieme alla piena accetta~ione della teoria derii.va al Flora anche l'aocettazione di quell'insieme di preferenze e di incom– patibilità, estetiche e morali, che accentuano il vivo insegnamento del · Croce e conferiscono al suo pensiero· il rilievo più intenso : così la pre– dilezione per le forme poetiche più puramente intuitive e sciolte da vincoli concettuali, su cui appunto il metodo crociano fu chiamato a fare miglior p-rova: come l'Ariosto, o, fra i moderni, ,il D'Annunzio•; e la correlativa diffidenza verso la poesia carica di significati morali ~ me– tafisici, ironica e riflessa: come il Leopardi della Ginestra e delle Ope– rette. Sintomatico è a questo riguardo il fatto• che il Flora sembri in più d'un punto accedere agli stessi atteggiamenti crociani che hanno in– contrato, fra i critici, le più vivaci reazioni: ad esemp,io la negazione della fondamental,e unità poetica della Commedia. Quest'ultimo libro, I rniti della parola, può appunto definirsi come un segui~o di variazioni e di svolgimenti sui maggiori temi dell'estetica crociana: svolgimenti, come s'è ac,cenµ.ato, di carattere esemplificativo più che teori~o, rifuggendo il Flora dalle disquisizioni puramente dia– lettiche, e limit.andosi a rielaborare i motivi della, polemica del Croce attraverso un procedimento sopratutto descrittivo. -Sembra, anzi che il Flora, una volta accettata l'enunciazione dialettica di quelle teorie, non miri che a verificarle per conto proprio, analizzandole e articola:ndole attraverso un'attenta esperieJ1za personale. Particolarmente le battaglie del Croce contro l'intellettualismo e il ,sensismo estetico, contro la sud– divisiione delle arti e dei generi letterari, contro i concetti di tecnica di tradizione e di lingua, a,strattamente intesi, gli offrono materia per' in– teressanti digressioni. E qui bisogna riconoscer·e che lo scrittore per quanto non tenti né la critica né il superamento delle posizioni crooiane, BibliotecaGino Bianco

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