Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
366 F. SALATA, Carlo Alberto inedito Sia'mo alquanto lontani dai rapporti amichevoli sardoaustriad dei primi anni di Regno'. Non che Carlo Alberto non sentisse però ,fin d'al– lora, sia pur vaga.mente, ciò che g.li era riservato in un pro!,'lsimo fut~ro. Nel gennaiÒ 1832, uno dei capi d'ella propaganda rivoluzio- · naria, sta,bilitosi in Francia gli ;scriveva una lettera « fort curieuse » p,re– conizzainte entro dieci ann:t il sovvertimento di tutti i troni d'Europa per impegna,rlo a metter•si alla testa. dei rivoluzionari italiani, che _lo avrebbero fatto re d'Ifa.Ha. Il rigido difelllsòre dell'assolutismo, lo sp1e– ta.to persecutore delle sètte dalla .Carboneria alla Giovane Italia, non si scandalizza inorridito e non arretra dinanzi alla sacrilega proposta. « Quelqu'événement que Dieu nous réserve, je suis tout prèt; jamais je ne reculerai, quelque perspective .que j,e pusse avoir, et lorsqu'il en sera, temp.s, je saurai mourir en combattant >>. Chi si domandasse se Carlo Al– berto, scrivendo queste parole, avesse cos:cienza dell'avversario col quale avrebbe incrociato la spada, troverebbe la risposta, poçhe pagine dopo (aprile 1832) : « De to'us les còtés de l'Italie il nous revient que la haine contre les Autrichiens parait se centupler, et que les voeux de tous les honnètes gens nous appellent; mais le temps de nous montrer n'est pas, encore venu ». Sarebbe difficile riconoscere nell'autore di queste linee l' « italo Amleto » dell' immaginazione poetica,. Gli scritti inediti rivelano un altro uomo, chiuso .si in ,se stesso e nella sua religiosità, :t10nespansivo, nemico di formalismi, di mondanità e di cortigianerie, talvolta pessi• mista e quaSli.vergognoso della sua -squaJlida figura ( « j,e présentai à la foule immense qui remplissait cette église .... mon triste .profile»., scrive in un punto ; e in un altro: « je livrai à la s-cience - il medico -;--- ma longu,e machine ») ; ma a,nche intimamente .compreso del suo dovere di sovrano fino a lavorare intere giornate, dolendosi pur tuttavia che non _abbia « rien de remarquable à, relater » ; vigile con i ministri, affinché osservino i suoi ordini; pronto a rimettere in càrreggiata i disorientati, a spronare gli incerti, a incoraggiare gli s:fiduciati; affezionato· al. suo popolo, del quale scrive con commossa parola quando nei suoi viaggi, fatti per studiarne i bisogni e aiscoltarne i desideri, se lo vede into-rno festamte. Ed è affetto vero, non ostenta,zione. Ecco un episodio pieno ùi significato. 4 agosto 1837. Egli ha visitato, mer;itre in::fierisce il colera, i paesi della Liguria. È rimasta non vista un'isoletta arida triste sper– duta nelle a,cque del Tirreno: Capraia. << On voulut me dissuader d'y aller, disa,n,t que je n'y verrais que des miisè11es;mais je répondis que c,'était une raison de plus pour moi d'y aller, et qu'ils étaient inès sujets de la mème ma·nière que les habitants des provinces leS' plus riches ». E andò. << J,e passai ma nuit còuché dang inon manteaux sur le tillac i>. Eppure il suo destino è di non esser mai comp,reS'o: . .Si legge nei Diwri, ·– sul finire del 1831, una pagina sconfortata e triste. •« Je sacrifie tout à,· n~on devoir, je fais tout pour mon devoir; mais: mon éloignement invin– c~ble pour le monde augmente chaque jour. ... Il me reste bien peu, olili . b1:n peu, de coeurs qui depuis de _longues a,nnéeis corresrpondent ::i,u mien ;· à part ~ux, le mònde est néant pour moi ». E, non compreso chiuT deva la sua vita terrena nella solitudine dell'esilio. ai Oporto, leggendo BibliotecaGino Bianco \'
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