Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
360 A. A. Zottoli quelli .che qualche secolo prima avevano determinato il romanzesco alla Scudéry. Per Manzoni l'opera d'arte non deve mirare all'effetto;, per Manzoni l'artista deve procedere nella, cernita, e nell'aggruppamento ~e– gli elementi avendo innanzi agli ooohi il ,solo ~bbietti~o. di ripr?d~rre la realtà nel modo più fedele ed evidente che ,sia poss1b1le. Cast1ss1ma è la, sua, rapp•resentazione artistica, ma, una ta,1e castità ·egli raggiunge più per desiderio di obbiettività che per intenzione di moralità. Il suo prin~ipio era quello: che l'artista deve con la, sua opera porgere. ma– teria di giudizio non oggetto dti simpatia, deve indurre il lettore a riflet– tere, non a, consentire. Quindi anche ·1e convinzioni religiose dell'uomo non entrano nella <,omposizione vera e propria del roonanzo, o possono entrarvi solo in un modo assai più indiretto ed elevato di quanto siamo abituati a pensare; possono entrarci in quanto Manzoni ebbe la rven– tura, di trovare nel rattolicesimo non un alimento, alla superstizione, ma un mezzo per liberarsi dei preg'iudizi, - anche. dei pregiudizi letterari, come è largamente attestato; - in quanto dalla fede egli senti convalli– dato que,l suo bisogno di gua.I1dare la r,ea.Uà libera dal velo delle pas– sioni, ed insieme traisse il coraggio di abbandonarsi alla piena e f~dele rappresentazione di questa, senza timo,ri di sca,ndali, ,sicuro che non nella finzione di fatti edificanti, ma solo nell'aspetto della .nuda realtà stesse la, vera e profonda effica,cia,morale dell'opera d'arte. « La 11a,ppresentazione delle passioni che non eccitano simpatia, :ma, riflessione senPita, è più poetica, di ogni altra ii, egli ha detto. Ora .la riflessione presuppon,e già pienamente esi,:;,1entee definito l'oggetto su cui si dev,e esercitare ; essa segue, non precede la rappresentazione. Solo da questa, riflessione che segue il lettore può trarre a,rgomento d'ammae– stramento morale o di edifi.cazione religiosa. E noi sappiamo che per que– sto verso Manzoni si è comportato con le sue opere d'arte come il primo dei suoi lettori. Egli nelle tra~edie introdusse il coro soprattutto perché esso, - adopero le sue parole, - riservandogli ùn cantuccio dove potes,se pa,r]are in pe11sona propria, gli diminuiva la tenta.zione di introdursi nell'azione e di prestare ai perisonaggi i suoi propri sentimenti. Era la coscienza morale che reagiva all'obbiettività della rappresentazione nello stesso tempo in cui la garantiva; la medesima coscienza mo!I'ale che nel romanzo sd. afferma in quelle tante riflessioni spicciole che s,'inframmez– zano e si a,ccompagnano al racconto dei fatti. · Stiamo pure ad ascoltar,e Manzoni che riflette; sarà piacevole ed istruttivo per tqtti; per quelli che prat;icano e per quelli che non pra– ticano il culto cattoHco. Ma, non facciaino retroagire quelle riflessioni in un tempo in cui, per la ma,ncanza della materna che 1~ha occasionate, non potevano a,nc6ra esistere; non ne snaturia,mo l'indole, interpretandole come di.retti ve clie il poeta abbia seguito nell'inventare i fattli, e nemmeno come motivi che lo abbiano indotto a scegliere questo anziché quel fatto, a oggetto del suo racconto; dirò più chiaramente, ed Ella perdoni l'im– p-ertinenza: non stiamo a dire che Manzoni abbia fatto tornare in scena l'lnnomin8'.!o per o:ffr~r,ciun esempio di umiltà visibilmente ~agnariimar · né che abbia fatto risplendere e prevalere Lucia per altri suoi motivi morali e religiosi che qui per brevità non elenco né altre cose simili. Noi in questo modo non solo faremn\.o fare 'a Manzoni la brutta BibliotecaGino Bianco
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