Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

354 G. Titta Rosa capitoli felici, d!invenzione, di poetica esattezza, e di stile. _Generalment~ anzi, quando egli tocca la nota lomba1•da, sia che. descnva, come n~1 primi capitoli il paese di Malalbergo e Milano nell'mverno e nella pri– mavera del '98 (le parti sulla drogheria Lanzoni, fllllla scuola, e quella sui moti milanesi di quell'anno), ,Sliache faccia tornare il suo eroe a Milano, dopo l'avventura svizzera o più tardi alla fine del romanzo, allorehé Giovannino rientra nella sua città dopo la distruzione delle officine della Hoffding Azot in Norvegia, il Viscardini ha la mano felice: verità d'osservazione, brio di notazioni e di d_ialogo, precisione di particolari, giustezza, di tono s'alternano e intrecciano nella sua pa– gina, rivelando un'omogeneità di ispirazione e una vivacità e prontezza fantastiica, che l'autore nou sempre ritrova, nella stessa misura e con lo stesso equilibrio, nelle altre parti non milanesi. Le quali, rispetto aUe prime, appafono come lievemente sbiadite; e fra esse fanno cotesta im– pressione soprattutto quelle pagine ove son pres,entati a, Parigi i parenti di GiovaJ.lllino e quelle o-ve Giovannino ricerca in una villa della riviera la signora norvegese e le figlie. Pagine ,che non dirò stanèhe ma d''un'in– venzione più fievole, meno ricca e robusta. _Tuttavia, se non tutta, la parte romana del romanzo (un po' meno quella riguardante il mondo cinematografico), culminante nell'idillio a.moroso con Emma, non manca di bei tratti: indovinate notazioni d'ambient(: e figure leggermente caricate, come quell'avvocato Pozzi e specialmenfo quel tipo felicemente riuscito di giornalista-poeta, Ruggero Landio, che spesso si torna a incontrare nel libro,· e sempre con gusto,. Ma un esaJ.Ile particolareggiato di Giov annino richie derebbe altro spazio, e qui basterà averne suggerito il tono fondamenta.le e indicate le parti migliori. Diremo piuttosto che le prop rie qualità na rrative il Vi– scardini le rivela meglio ove può supporre ~ come premettere al ~uo lavoro creativo u11-'esperienza diretta, d'ambiente e di sent;i.menti: su ,di essa egli si muov,e con più agio, la sua atten.zione mora-le si fa più acuta, il suo umorismo più saporoso e vivo. Umori!lmo che è stato chiamato lombardo e manzoniano, e che io riivvicinerei piuttosto al tono del De Marchi, dove è meno tetro e pessimistif;o; umorismo senza tesi, solo felice d'osservare e di rendere le cose, gli uomini, gli ambienti. Su questa linea, a mio parere, va co_llocato il Gio,1x11r1,1nino, avvertendo però che, essendo l'esperuenza morale del protagonista più vasta e varia, e dirò più profonda, il romanzo del Viscardini oltrepassa naturalmente un ambiente determinato, il chiuso cerchio d'una città o d'una regione; e alla tradizione che chiamerò milanese del romanzo, rinnovandone qua e là spiriti e tendenze, aggiunge una nota nuova, l'esistenza poetica d'un personaggio originale e rappr'1sentativo. Ho detto in principio· '.che è affidato a Giovannino il buon nome di narratore che il Viscardini •s'è conquistato. E certo la recente Casa del genm·e urnan,o non rappresenta solo una, deviazione nell'arte di questo scrittore. Di quanto Giovanr1,ino è aderente al reale, e sul. reale s'in– nalza col crescere morale del protagonista, di tanto la Casa se ne allon– tana, e dirò a scàpito delle migliori qualità dell'autore · quelle almeno che tali ci sono apparse nel-primo romanzo.. Nella Casa è ~arrata un'uto- BibliotecaGino Bianco

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