Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

34.8 V. Lugli avoir été écrites à, la lueur de la lampe de Psyché ». Poi le musiche, i profumi, le pietre_ preziose, la dolcez_za deil'autu;11no: la pio~gia nella notte, il mistero d1 un passo sulle foghe cadute, e 11 mistero prn grande, il nostro : « La, vie est une étoffe qui ne prend forme et couleur que sur le destin d'autrui. De celle qui holis vét nous ne sentons que la trame>>. 'l'alora si apre davanti a noi quasi un paesaggio poetico, animato di tristezza: « ~ réveil est triste comme le retour dans une maison aban– donnée. Ce n'est que vers le soir que le feu fiambe et qu'on a chaud en soi ». Notazioni liriche, verità, intime, non proprio generali, non s.empre controllabili se avessero le ali del verso assurgerebbero alla verità, poe– tica. Dalle Médailles d'argille, alla Cité des eaum, alla Sa.ndale ailée, a Vestigia flàmmae, conosciamo questa gravità, malinconica e soohmziosa, - che s'a~usa meglio da un volume all'altro («Carla forme, l'odeur et la beauté des choses - ,Sont le seul souvenir dont on ne souffre pas ») e fa parere meno strano questo volgersi, da ultimo, al nudo aforismll, in prosa. Oosi, fin che l'assiste il lume della poesia,· dice cose profonde o delicate (« ~ sourire con:fie au rire la joie dont il ne veut plus ») ; ma quand9 vuole stringere più da presso la vita, la povera nostra vita quo– tidiana, riappare il freddo pessimismo, lo scrittor-e si fa austero, acre, perde quasi la sua distinzione nativa, come subitamente offeso da un'ari~ greve, insostenibile. L'egoismo che La Rochefoucauld ha denunziato D,el- / l'amicizia e dappertutto, è qui espresso anche nei mQdi più aspri, banali: « Enfermez dans une chambre bien close dix amis intimes. Dites-leur qu'il y a un million pour le dernfor survivant. Vous verrez ! ». Non ·oc– correva ripetere la vecchia storia per esprimere (diciam pure) una verità tanto antica-. Cercare dentro l'egoismo inviµcibile, coglierne tutte le forme, spiarne gli atti: ecco il compito di un moralista nuovo, che ami la vita dolorosamente, la soffra intera, per conoscerla e giudicarla. Ma Régnier pare l'abbia· subito condannata; per stare con· se stes,so e con la poesia: « On ne devrait livrer au monde que les heures dont on ne ferait rien pour soi-mème ». Ohe non ha nulla a vedere, s'intende, con la regola di Montaigne : « Il se faut prester à, autruy et ne •se donner qu'à, soy-mesme », ov'è prescritta. la difesa della interiore libertà, per una ragione e un uso ben diversi. Nell'intima solitudine .Mon.taigne cerca se stesso, per trovare l'uomo, tutti gli uomini, per conoscerli compatirli e, - se possibile, - aiutarli col risultato della, sua inchiesta'. Anche Régnier ha la sua curiosità, tutt'altra, francamente egoistica• le parole della Sévigné « G'est une plaisante étude que les manières dif~ férentes de chacun » poste ·come epigrafe al Bon plaisir, mostrano quel che lo attrae, fuori di sé : la commedia varia, colorita, lontana-, che lo diverte senza to-ccarlo menoma-mente. Il piacere ch'egli prende ad av– venimenti, personaggi e maniere di vita, dichiarato nella p•refazione alle Vaoonees, non .è proprio interesse morale, ed è stato pieno felice sino .a che fu rivolto ai secoli andati o alle memorie, qua~i sognate, del~ fancmllezza, dell'adolescenza. Poi, dopo le storie libere e liete d'altri tempi, o le fant3!sìe appena malinconiche, raccontate dal poeta come .tanti « contes à soi-mème », sono venuti i romanzi moderni con l'amaro il disgusto che si raccoglie nelle più sconsolate di queste' massime. ' BibliotecaGino Bianço

RkJQdWJsaXNoZXIy