Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
\. Il festival mus-icale d·i Oxford 343 musica ci assicura tuttavia, verso la fine, ~h'egli non partil'à prima <li aver assaporato le gioie della vita parigina. Un Americano a _Parigi, che vorremmo definire poema sinfonico tanto ci sembra ripetere nell'insieme il disegno delle più note opere di Riccardo Strauss, si a,Scolta piacevo1- mente ma iSenza interesse, ché le pìccole trovate strumentali sono ormai abbondantemente scontate e Fannunziata ed auspicata fecondazione delle forme classiche per mezzo dei rnoùi caratteristici del jazz si riduce ad un provvisorio e male assortito coilillubio, in cui i coniugi• rimangono sdegno– samente _aguardarsi in cagnesco. Ci auguriamo che il Gershwin si prenda presto la rivincita e che la musica americana, - ·che ad Oxford era rap– presentata da una sostanziosa pr,egevole Sonata per pianoforte _di Roger Sessions, - si ripresenti presto con quello spiegà,mento di forze che cre– diamo sia ormai in grado di poter fare. Lo studioso che fra mezzo secolo prenderà in esame il complesso feno– meno çhe va sotto il nome di schoenbergismo, se vorrà trovare la piiù per– fetta esemplificazione della teoria e della prassi atonale, dovrà, rricorrere ad Anton von Webern, più èhe al suo maestro. Come spesso è avvenuto nella storia dell'arte, l'allievo ha superato il maestro, nel sens 101 che ha tratto dalla sua, dottrina tutte le conseguenze ch'era pos1Siibiletrarne, n'ha toccato il limite, con spietato rigore, riuscendo ad una realizzazione del fenomeno che si sarebbe tentati di dire « chimicamente pura>>. Sthoenberg è il figlio del postremo romanticismo: anche senza ricorrere ai Gurrelieder ed al s,estetto Verkliirte Naot, non v'è quasi opera di lui nella quale non sfugga un accento, non appaia un atteggiamento- caratte– ristico di quel mondo che il musicista vuol distruggere e dimenticare. Il Webern, ch'è stato in ordine di tempo il primo allievo di ,Schoenberg, è nato alla musica in una pura atmosfera, atonale; il solo linguaggio- rnusi– ca;le ch'egli abbia parlato è quello appreso alla scuola dell'autore di Pier– rot lunaire. Questo linguaggio, fondato su di una ,serie di dodici note con gli interva,Ui disposti simmetricamente rispetto ad un asse mediano, è ridotto allo essenziale : non vi sono non dirò svilup,pi o ripetizioni (nel secondo tempo della Sinfonia eseguita a Londra, che ha per titolo Tema e Variaziorvi, sarebbe difficile all'audizione trovare alcun rapporto fra quello che dovrebbe essere il tema e quelle che dovrebbero esser le varia– zioni), ma vi son pure soppresse le copule, j legamenti, i ponti di pas– saggio e gli aggettivi. Tra Le larghe maglie di '!Ila rete di suoni quasi sempre in sordina (non a caso un critico viennese h a scritto c he il Webern è « il compositore del pianissimo espressivo))) affiora.no terni brevi come un sospiro (un clarinetto, un co,rno, un pizzico d'arpa), bran– delli di melodie, interrogar.doni che rirnang·ono per noi senza risposta, esclamazioni inquiete, mormorazioni, una voce qua un'altra là, senisa,zioni timbriche sparse .sulla tela, -alcuna vibrante B magica, subito distrutta da quel che segue. Opera in conclusione di vi-ç-isezioneper cui i suoni ven– gono dissociati e i risultati raccolti, i precipitati delle diverse reazioni atomiche. A legger la partitura si è persuasi che di tutto c'è una ragione e che quel che vi manca non è certo la coerenza logica ,(oltre ad un certo ritmo che impedisce il completo disgregamenÈo): relazioni d'ordine fisico, r,egolate da ingegnose leggi di attrazione e repulsione, o aJgebrico, come tiotecaGino Bianco
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