Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

I 3-12 G. M. Gatti tettura, è più severa, e traùiziouale nel musicista, inglese, nelle cui_ vene c'è i;empre qua.lche goccia di ,sangue baendeliano o _moodelssohm1;1ano_: ma il Vaughan-Williams, con la sua, sana tempra d1 o~uri:try-squir~ vi~ gorosamente ne anima facciate e interni con ciufli di tiol'l: d1 prato eh egh è maestro nello scegliere e nell'ordinare, è larghe aperture don~e pene– tra l'aria del suo diletto Norfolk. Più libera ed ario sa la costruzione del compositore italiano ma, sotto, ugualmente ferra.ta: il M_ortari, in qu:- - sta sua R,apsodia, ba superato proprio la d ifficoltà maggiore che conm · steva nel dare uno stile, cioè una forma a.rtjstica precisa e coe11ente, a tutte le voci paesane, vaghe o distinte, che gli suggerirono quel suo la– voro, senza toglier loro nulla ùi fo!:'schezza e ùi vivacità. Lo spagno1o è più esuberante e chiassoso, il francese più riservato e distingu,é, di una. corposità più tenue: la Sinfonietta di Ernesto Ha-1:ffter (ma s'ha- da tener conto che la, i-.scriss,e nel '24, a diciannove anni) pecca per ~cesso di movimento e certo guadagnerebbe ad esser sfoltita, ma il primo tempo rivela una, natura musicale non ,sofisticata ed una non comune paùro– nainza della materia; il Salmo 80 di Albert Roussel si sviluppa secondo lo schema tripartito della ,sinfonia (allegro, andante, allegro) che non esclude, per entro certi limiti del resto già segnati dal particola,re tem– peramento dell'autore, la perfetta aderenza, al testo biblico pieno di gridi, ù'invocazioni, di superbissime preghiere, al modo d'Israele. Quattro buoni momenti della« festa», di cui s'è grati alla Commis– sione dei programmi. Ma sarebbe ingiusto dim(lnticare che accanto a Vau– ghan-Williaims c'era pure-il giovanissimo Constant Lambert, con una sua Musir.a.per orchestra un ,poco massicda ma vigorosa, (musica senza parti– colari significati, « assoluta», come si sente spesso1 ripete.re) ; e accanto a Virgilio Mortari l'altrettanto giovane Mario Pilati , con u n suo Qui-rJ,.– tetto per archi e pianoforte, franco e generoso, se si eooettuan certi mo– menti di -GUì il dichiarato pizzettismo è divenuto accademico. NelLe altre composizioni francesi l'equilibrio fra le esigenze dell'espressiione senti– mentale ,e quelle dell'eleganza e finezza µi s,crittura è un po' turbato a beneficio della seco;nda : cosi ci pare avvenga nel Qiiartetto del Delannoy all'infuori di due parti, e nella, sottilissima Sonatina per flauto e clari– netto di un Jean Cartan che si presentava per la prima volta ad un pub– blico interna;L.ionale. Dall'America, quella del jazz e di Hollywood, era venuto il famosis– simo George Gershwin (si, proprio Gershwi-n, quello delle danze a suc– cesso e della Rhapsod!y ~n blue che certo ·avrete sentito al cinematografo) presentato come si conviene dal :nostro Casella, con una deille sue opere più recenti e ambiziose: An iA.merioan Ìl/1, Pari8. Questo singolare ameri– cano della pa,rtitura di Gershwin, sbarcato di fres;co a Parigi, è ad un tratto preso e travolto nel movimento della circolazione parigina e Slbi– gottisc(l: 1e impressioni più diverse, sacre e profane, si succedono e i-.i confondono nel suo spirito, immei:ise in un'atmosfera -chiassosa in cui do– minano le trombe delle automobili. Imagino ch'egli si sieda sgomento al .ta~olino d'~n caffè dove la radio (o un gran1mofono) gli grida all'orec– ch10 il tema ~1 una danza americana, di quelle che s.i sentono più facil– mente a Berlmo che a Nuova York: ed una, nostalgia pungente lo aissa,k del suo paese, al di là della « grande pozzanghera» dell'Atlantico. La BibliotecaGino Bianco

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